Notti notturne

venerdì 10 maggio 2013

Giorni duri a Los Angeles


“Sei mai stato filoconnesso? Tutti hanno bisogno di fare una capatina nel vicolo cieco di tanto in tanto, fa parte di noi. Io sono l'uomo magico, il babbo Natale del subconscio, il Joker dei desideri. Per questo i ricordi sono fatti per svanire”.   (Lenny Nero)
La città degli angeli in subbuglio pochi secondi prima dello scoccare del 2000











Strange      days a
Los       Angeles




PuntoRottura


di Matteo Tassinari

Strange     days è un film che ha ottenuto tanti consensi di critica e di pubblico. Ma meritava molto, troppo di più. Ma non ditelo a Nanni Moretti, chi ha visto "Aprile", capirà, a meno che non sia molto sbadato alla sceneggiatura dei film che vede. L’inizio del film, cmq, è di quelli che non si dimentica. La cinepresa è in pratica l’occhio movibile di una persona in grosse difficoltà, per poi essere catapultati dopo sei minuti di adrenalina, tra azioni convulse, caos, turbinii da sembrare d'essere nella torre di Babele. Appena il tempo di comprendere che ci troviamo nel mezzo di una rapina, per poi precipitare rovinosamente dal tetto di un grattacielo e avere la percezione di cadere nel vuoto da un’altezza di 20 piani.
Un attimo    di stordimento   prima
di renderci conto di aver assistito alle azioni di un assassino in diretta, tutto grazie ai "Black Jack", ossia Squid, dove chi muore, crepa sul serio. Come i film Snuff, la morte è vera in quei casi, e questa è realtà, non fantascienza. Costano anche milioni di dollari certe pellicole di questo stampo paranoidale. Tornando alla science fiction, quindi al movie, tutto accade grazie ad una calotta cranica chiamata Squid. Un marchingenio che non funziona solo come una video camera. La sua unicità, l'spetto più inquietante, è piuttosto quella di registrare le emozioni di chi l’indossa su un dischetto digitale, permettendo a chiunque lo desideri di riviverle con la stessa intensità e identico livello emozionale. Una bomba sociale se dovesse accadere nella realtà quotidiana. 
Tom Sizemore mentre con uno Squid "vive" la morte di una prostituta
Strade come     zona    di
guerra urbana 


Lenny   si sfila lo Squid urlando al suo spacciatore: “Io non tratto black jack” (morti in diretta), nonostante siano questi i videoclip più richiesti dai clienti. sorpresa per nulla disattesa. Dopo lo spiazzante tour de force visivo iniziale, il ritmo del movie si distende, i nessi diventano più fluidi permettendoci di calarci nella narrazione, insieme all’ex poliziotto Lenny Nero, ora spacciatore di Squid. Le strade sono zone di guerriglia urbana, il sesso può ucciderti al ritmo della mattanza, Lenny, pensa, di salvare vite umane perché regala emozioni, come far vivere un’esperienza di 10 minuti ad un paralitico in carrozzina che corre sulla spiaggia bagnata e avvertire il fresco dell’acqua schizzare su tutto il corpo.












Wire-trip Clip

Ovviamente sono ricordi di altre persone che attraverso il congegno del “Superconducting Quantum Interference Device” (SQUID), rende fruibili le emozioni a chiunque. Los Angeles31 dicembre 1999, Lenny Nero è un ex poliziotto, radiato tempo addietro dai ranghi, che vive spacciando Wire-trip Clips, dischetti sui quali vengono registrate esperienze altrui, che includono tutti i loro input sensoriali, come vista, udito, tatto ed olfatto, e che, tramite un lettore hi-tech, possono essere rivissute da chiunque. Un'intuizione più angosciante e inquietante era difficile trovarla.
Videoclip da guardare per la sua carica distruttiva
  E' la fine Lenny?
I sentimenti    sono quelli del già fatto, già detto, già visto, già sentito: “Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny? Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata, ogni genere di governo è stato provato? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo gusto di gomma da masticare, i cereali per la colazione, ogni tipo di birra schifosa, capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere per altri mille anni?” dice Max Peltier, interpretato da un fantastico Tom Sizemore.
Collasssocial
Los Angeles    diventa
così il desiderio reiterato e mercificato, i cui frammenti rimbalzano ovunque e ovunque sono visibili. Emblema di un collasso sociale, dove conti per quello che sei, e se sei un poliziotto o fai parte dei servizi d’ordine, il collasso diventa meno violento e ti risparmia anche il tempo per respirare. Tutto questo per definire che lo stato di controllo come strumento di controllo di masse, sarà il vero segmento padrone sempre più incontrastato del futuro di metropoli, agglomerati urbani, misture architettoniche, organizzazioni anarchiche e movimenti periferici. Il film colpisce forte, per la sua visione distopica del futuro e per l'ambivalenza morale di molti dei suoi protagonisti, portando qualcuno a descriverlo come un esempio di noir postmodernoLe riprese extended P.O.V. (Point Of View) usate nelle sequenze wire trip e che richiesero la creazione ex novo di una cinepresa leggera da 35 mm, furono filmate da un operatore steadicam su un apposito equipaggiamento usato precedentemente per un altro film di Kathryn Bigelow, "Point Break" (Punto di rottura, 1991).
Michael Wincott nei panni di un paranoico discografico con un dischetto Squid
I minuti giusti

“Vorresti essere quel tizio là, quello con la filippina superdotata, per 20 minuti? I 20 minuti giusti?”. Lenny può farlo accadere senza neanche macchiare la fede nuziale, tanto tutti, prima o poi, hanno bisogno di fare una capatina nel vicolo cieco, fa parte di noi. Lenny vive di notte, incontra i suoi clienti nei locali, industrie dismesse dove si esibiscono bande di Punk rock o Heavy Metal e per le strade di una Los Angeles fumosa e attraversata da pattuglie della polizia che a fatica tentano di sedare tumulti e mantenere l’ordine nell’euforia collettiva che accompagna l’attesa del nuovo Millennio. 

L’importanza del
piano sequenziale, sta non solo nel virtuosismo estetico ad esso sotteso, quanto, piuttosto il suo collocamento su due registri espressivi diversi. Introduce l’elemento voyeuristico dell'utente.drogato per preparare il terreno al tema centrale: le nuove droghe del futuro, quelle virtuali, quelle che non ti sporcano di sangue e non ti rovinano il fegato, ma ti sconquassano la mente, che forse è anche peggio. Anzi, meglio una sana epatite C, rispetto ad una tosta schizofrenia che, non ci sono siringhe, ne pasticche ne polveri compromettenti, insomma sono droghe tutte da dimostrare, ma non per questo meno pericolose, anzi molto più minacciose a causa della perdite di personalità, fusioni cerebrali per massimo contenuto allucinatorio che da il colpo finale al cuore sottoposto ad uno stress non previsto dalla mente di Lenny e i pochi spacciatori di Squid. Come un computer resettato che non ricorda più nulla dell’ultima parola scritta prima di scomparire del tutto, prima del tramonto dell'ultimo Giga.
Locandina ufficiale del movie


Meglio della Tv  


Lenny dice che lo
Squid è molto meglio della Tv perché permette innesti di vita vera direttamente nel cervello. Saturazione di uno sguardo cui resta solo la violenza di una curiosità morbosa invasiva che vampirizza il sentire per non accettare la propria impotenza. La morte, in tal senso, sembra essere il tabù estremo da infrangere, l’ultimo brivido da provare e da spacciare. Sono molti quelli che vogliono morire per gioco, ma in un contesto del tutto credibile, sia a livello sensoriale che emotivo. Il commercio che ruota attorno al tabù della morte, è florido e richiesto da gente piena di soldi, il giro è composto da attori, brooker, ambasciatori, imprenditori d'alto commercio. Più umano dell’umano. O più reale del reale per dirla alla Blade runner di Ridley Scott, tramite Tyrell, il padrone della multinazionale Tyrell Corporation, costruttori genetici di replicanti. Starnge days somiglia non poco a Blade runner e guardandolo sembra che il suo regista sia Stanley Kubrick. Un capolavoro, un'intuizione profonda del futuro di una società che ogni giorno vediamo deteriorarsi sempre più.


I non confini
dell'umanità androida

Caotici entrambi, anarchicamente inorganico come lo sfondo che li rappresenta, saturi di tematiche filosofiche che rimandano ossessivamente a metafore della vita vera. Del Noir, Strange days ripropone la struttura a incastro o il cosiddetto montaggio circolare, con il quale Quentin Tarantino ha girato interamente Pulp fiction facendone un ampio uso anche nel precedente Le iene. Il climax ascendente del disvelamento del plot narrativo e dell’assassino sotto la costante minaccia di morte dei protagonisti, l’ambientazione distopica, termine coniato come opposto all’utopia ed è utilizzato in riferimento ad una società fittizia, ambientata in futuri prossimi venturi, dove le tendenze sociali sono state portate ad estremismi apocalittici e catastrofici, calamità in arrivo e tracolli nell'aria, collassi dei sistemi sociali e politici, per lasciare spazio ad un luogo divenuto oramai terra di nessuno o di tutti.
Ralph Fiennes mentre vive un transfert programmato dallo Squid

Esperimenti
embrionali
Juliette Lewis, cantante e attrice di talento
Calottege latinose,
cervelli vergini
Il passato, in Strange Days, a differenza di suoi film somiglianti, esiste. Ed è l'ossessione di Lenny e di chi si scambia il proprio per vivere al presente, con quelli degli altri pagando cifre esorbitanti. "Strange Days" ribalta la sana ostinazione con cui il protagonista di "1984" vi si aggrappa. In Orwell il passato serve a rafforzare la coscienza del "principio di realtà", mentre in Blade Runner i ricordi costituiscono l'unica significativa discriminante fra l'uomo e la macchina. In Strange days, invece, i ricordi sono una droga, si confondono con la paranoia generale della società ormai persa, disegnando scorci di realtà allucinogena e intossicante.
Il profetico George Orwell
La vita e la finzione
si confondono: è la rovina di tutti noi. Un film che porta in se segnali molto profondi, da vedere e soprattutto da riflettere, nonostante certi passaggi hollywoodiani imposti sicuramente dalle major per alleggerire il movie alquanto inquietante. Anzi senza di esso non ci sarebbe vita, in quanto la droga, lo Squid, si basa proprio su esperienze passate e vissute da chissà chi e attraverso questa calotta gelatinosa riesce a collegarsi con i terminali nervosi del cervello per trasportarti in un mondo più reale di quello dove mi trovo io ora. Ovviamente è tutta finzione, una provocazione che però prende sempre più piede, basta guadare la folle corse di strumenti hi-tech in Giappone, dove ci sono elettrodi che riescono a collegarsi e parlarsi senza aprire bocca. Chi controlla il passato, controlla il futuro, Orwell lo scrisse ad ampie lettere nel suo 1984, ma scritto addirittura nel 1948, scatenando le profetiche previsioni catastrofiste solo perché i numeri, a loro dir, narravano ciò. A me non pare, comunque il mondo è pieno di "Casaleggi" sperduti.

Vita      in Playback
Uno Squid
Esperimenti       ancora
in stato embrionale, ma che offrono la direzione tracciata dai grandi condottieri del web come Larri Ellison di Oracle, quindi ancora nell’era del paleolitico in confronto a quel che succederà entro un anno. Il settore offre una gamma extra-large di opzioni che nessuno avrebbe mai immaginato, neppure col cervello di un altro. I ricordi, in Strange days sono una droga, si confondono con la paranoia generale, disegnano scorci di una realtà allucinogena e intossicante. La vita diventa playback. Nel film c’è gente che vive con la calotta sotto i capelli per poter azionare il congegno ed evadere continuamente dalla realtà e costruirsi quello che più gli confà, più gradita, quella che ci sarebbe preclusa dalla realtà vera stessa.











L'angoscia del mondo dai deliri     deistici
Strange    days, in tal senso, è un film radicale, esponendo una certa pratica di fare cinema autoreferenziale, paranoico con pretese d’onnipotenza e tenta, proprio nell’angoscia dell’imminente fine del mondo, di restituire alla morte la sua radicalità e il suo spirito catartico in un mondo che ha perso tutti i contatti con se stesso, concedendosi così squarci di passato altrui e regalando speranze ai suoi personaggi. I danni creati al cervello sono incalcolabili, in quanto gli elettrodi che si connettono alle sinapsi neurofisiologiche cerebrali. A tratti contraddice ciò che ho scritto appena più su, quando si tramuta in un film rappresentativo del potere sbraitante sbirresco, coinvolgendolo talvolta in situazioni di burlesque (ma questo è un tema ricorrente nei film della Bigelow, se si pensa a Blue still e a Point break, perché avvolto in un clima di oppressione e controllo politico e psichico, talmente angosciante da far pensare a Metropolis di Fritz Lang.
E' la notte del grande M, per il Rapper Jerico One, l'inizio del nuovo Millennio











Il grande EMME@M

E’ il film in cui confluiscono tutte le esperienze di vita della giovane regista, dalle proteste universitarie alle questioni filosofiche e artistiche che d a sempre l’hanno interessata e che James Cameron ha scritto appositamente pensando a lei, da ricordare che i due in quel periodo convivevano per poi lasciarsi rimanendo amici. E’ stata la Bigelow, scossa da tumulti sociali esplosi con il caso Rodney King il rapper nero (massacrato da poliziotti razzisti e bianchi per poi essere assolti al processo dal tribunale di Los Angeles) ad inserire nel soggetto fantathriller l’elemento politico e l’atmosfera apocalittica. Kathryn Bigelow dirige come un uomo, ma da donna sa sottolineare la progressiva confusione dei ruoli, il dolore, l’angoscia sociale e l’indeterminatezza irrefrenabile e l’oggettiva difficoltà d’incontro fra i soggetti che compongono lo spazio sociale in un futuro poco lontano dal 2013. Uomini e donne amleticamente fragili, come Ralph Fiennes, per converso, donne che hanno la forza ultimativa di Angela Bassett.
Kathryn Bigelow, regista ed ex moglie di James Cameron














Frammenti visivi

Il punto   d’approdo, la regista, chiude la narrazione del plot in una piazza immensa dove Ralph Fiennes e Angela Bassett. Perché questo è l’unico finale che il film potesse avere, ma anche no. Ribadisce la priorità dell’unità filmica e delle teorie sui frammenti visivi dello Squid, restituisce autenticità al sentire e distanza critica allo spettatore. Nell’abbraccio un pò hollywoodiano di quei due corpi, la Bigelow restituisce il cinema al cinema e la vita alla vita, ribadendo, come in Near dark, la vittoria del tempo su eternità pre-registrate e fruite in modo empirico e quasi sempre impreciso, il sole sulle tenebre, l’umanità sulla tecnologia. Per questo, anche, la Bigelow è molto amata alla Accademy Award,  comunemente conosciuto come Oscar, il premio cinematografico per antonomasia, il riconoscimento più importante per qualsiasi attore, costumista, regista, sceneggiatore che possa ottenere a livello mondiale, nonostante tutti gli interessi che condizionano e orientano le scelte di questo o quel film. Come a Stanely Kubrick anche Martin Scorsese, altro detrattore storico della Academy, ha vinto solo un Oscar pur avendo fatto un film da urlo che l'hanno sentito anche in Mongolia e contemporaneamente a Belluno.