“Sei mai stato filoconnesso? Tutti hanno bisogno di fare una capatina nel vicolo cieco di tanto in tanto, fa parte di noi. Io sono l'uomo magico, il babbo Natale del subconscio, il Joker dei desideri. Per questo i ricordi sono fatti per svanire”. (Lenny Nero)
La città degli angeli in subbuglio pochi secondi prima dello scoccare del 2000 |
Strange days a
Los Angeles
PuntoRottura
di Matteo Tassinari
Strange days è un film che ha ottenuto tanti consensi di critica e di pubblico. Ma meritava molto, troppo di più. Ma non ditelo a Nanni Moretti, chi ha visto "Aprile", capirà, a meno che non sia molto sbadato alla sceneggiatura dei film che vede. L’inizio del film, cmq, è di quelli che non si dimentica. La cinepresa è in pratica l’occhio movibile di una persona in grosse difficoltà, per poi essere catapultati dopo sei minuti di adrenalina, tra azioni convulse, caos, turbinii da sembrare d'essere nella torre di Babele. Appena il tempo di comprendere che ci troviamo nel mezzo di una rapina, per poi precipitare rovinosamente dal tetto di un grattacielo e avere la percezione di cadere nel vuoto da un’altezza di 20 piani.
Un attimo di stordimento prima
di
renderci conto di aver assistito alle azioni di un assassino in diretta, tutto grazie ai "Black Jack", ossia Squid, dove chi muore, crepa sul serio. Come i film Snuff, la morte è vera in quei casi, e questa è realtà, non fantascienza. Costano anche milioni di dollari certe pellicole di questo stampo paranoidale. Tornando alla science fiction, quindi al movie, tutto accade grazie ad una calotta cranica chiamata Squid. Un marchingenio che non funziona
solo come una video camera. La sua unicità, l'spetto più inquietante, è piuttosto quella di registrare le
emozioni di chi l’indossa su un dischetto digitale, permettendo a chiunque lo
desideri di riviverle con la stessa intensità e identico livello emozionale. Una bomba sociale se dovesse accadere nella realtà quotidiana. Tom Sizemore mentre con uno Squid "vive" la morte di una prostituta
Strade come
zona di
guerra urbana
|
Wire-trip Clip
Ovviamente sono ricordi di altre persone che attraverso il congegno del “Superconducting Quantum Interference Device” (SQUID), rende fruibili le emozioni a chiunque. Los Angeles, 31 dicembre 1999, Lenny Nero è un ex poliziotto, radiato tempo addietro dai ranghi, che vive spacciando Wire-trip Clips, dischetti sui quali vengono registrate esperienze altrui, che includono tutti i loro input sensoriali, come vista, udito, tatto ed olfatto, e che, tramite un lettore hi-tech, possono essere rivissute da chiunque. Un'intuizione più angosciante e inquietante era difficile trovarla.
Videoclip da guardare per la sua carica distruttiva
E' la fine Lenny?
I sentimenti sono quelli del già fatto, già detto, già
visto, già sentito: “Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny?
Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata,
ogni genere di governo è stato provato? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo
gusto di gomma da masticare, i cereali per la colazione, ogni tipo di birra schifosa,
capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere per altri
mille anni?” dice Max Peltier, interpretato da un fantastico Tom Sizemore.
Collasssocial
Los
Angeles diventa
così il desiderio reiterato e mercificato, i cui frammenti
rimbalzano ovunque e ovunque sono visibili. Emblema di un collasso sociale,
dove conti per quello che sei, e se sei un poliziotto o fai parte dei servizi
d’ordine, il collasso diventa meno violento e ti risparmia anche il tempo per
respirare. Tutto questo per definire che lo stato di controllo come strumento
di controllo di masse, sarà il vero segmento padrone sempre più incontrastato
del futuro di metropoli, agglomerati urbani, misture architettoniche,
organizzazioni anarchiche e movimenti periferici. Il film colpisce forte, per la sua visione distopica del futuro e per l'ambivalenza morale di molti dei suoi protagonisti, portando qualcuno a descriverlo come un esempio di noir postmoderno. Le riprese extended P.O.V. (Point Of View) usate nelle sequenze wire trip e che richiesero la creazione ex novo di una cinepresa leggera da 35 mm, furono filmate da un operatore steadicam su un apposito equipaggiamento usato precedentemente per un altro film di Kathryn Bigelow, "Point Break" (Punto di rottura, 1991).
Michael Wincott nei panni di un paranoico discografico con un dischetto Squid |
I minuti giusti
“Vorresti essere quel tizio là, quello con la
filippina superdotata, per 20 minuti? I 20 minuti giusti?”. Lenny può farlo accadere senza neanche macchiare la
fede nuziale, tanto tutti, prima o poi, hanno bisogno di fare una capatina nel
vicolo cieco, fa parte di noi. Lenny vive di notte, incontra i suoi clienti nei
locali, industrie dismesse dove si esibiscono bande di Punk rock o Heavy Metal e
per le strade di una Los Angeles fumosa e attraversata da pattuglie della
polizia che a fatica tentano di sedare tumulti e mantenere l’ordine
nell’euforia collettiva che accompagna l’attesa del nuovo Millennio.
L’importanza del
piano sequenziale, sta non solo nel virtuosismo
estetico ad esso sotteso, quanto, piuttosto il suo collocamento su due registri
espressivi diversi. Introduce l’elemento voyeuristico dell'utente.drogato per preparare il terreno al tema
centrale: le nuove droghe del futuro, quelle virtuali, quelle che non ti sporcano di sangue e non ti rovinano il fegato, ma ti sconquassano la mente, che forse è anche peggio. Anzi, meglio una sana epatite C, rispetto ad una tosta schizofrenia che, non ci sono
siringhe, ne pasticche ne polveri compromettenti, insomma sono droghe tutte da dimostrare, ma non per questo meno pericolose, anzi molto
più minacciose a causa della perdite di personalità, fusioni cerebrali per
massimo contenuto allucinatorio che da il colpo finale al cuore sottoposto ad
uno stress non previsto dalla mente di Lenny e i pochi spacciatori di Squid. Come
un computer resettato che non ricorda più nulla dell’ultima parola scritta
prima di scomparire del tutto, prima del tramonto dell'ultimo Giga.
L’importanza del
Locandina ufficiale del movie
Meglio della Tv
|
Lenny dice che lo
Squid è
molto meglio della Tv perché permette innesti di vita vera direttamente nel
cervello. Saturazione di uno sguardo cui resta solo la violenza di una
curiosità morbosa invasiva che vampirizza il sentire per non accettare la
propria impotenza. La morte, in tal senso, sembra essere il tabù estremo da
infrangere, l’ultimo brivido da provare e da spacciare. Sono molti quelli che
vogliono morire per gioco, ma in un contesto del tutto credibile, sia a livello
sensoriale che emotivo. Il commercio che ruota attorno al tabù della morte, è florido e richiesto da gente piena di soldi, il giro è composto da attori, brooker, ambasciatori, imprenditori d'alto commercio. Più umano dell’umano. O più reale del reale per dirla
alla Blade runner di Ridley Scott, tramite Tyrell, il padrone della multinazionale Tyrell
Corporation, costruttori genetici di replicanti. Starnge days somiglia non poco
a Blade runner e guardandolo sembra che il suo regista sia Stanley Kubrick. Un capolavoro, un'intuizione profonda del futuro di una società che ogni giorno vediamo deteriorarsi sempre più.
I non confini
dell'umanità androida
Caotici entrambi, anarchicamente inorganico come lo sfondo
che li rappresenta, saturi di tematiche filosofiche che rimandano
ossessivamente a metafore della vita vera. Del Noir, Strange days ripropone la
struttura a incastro o il cosiddetto montaggio circolare, con il quale Quentin
Tarantino ha girato interamente Pulp fiction facendone un ampio uso anche nel
precedente Le iene. Il climax ascendente del disvelamento del plot narrativo e
dell’assassino sotto la costante minaccia di morte dei protagonisti,
l’ambientazione distopica, termine coniato come opposto all’utopia ed è
utilizzato in riferimento ad una società fittizia, ambientata in futuri
prossimi venturi, dove le tendenze sociali sono state portate ad estremismi
apocalittici e catastrofici, calamità in arrivo e tracolli nell'aria, collassi
dei sistemi sociali e politici, per lasciare spazio ad un luogo divenuto oramai
terra di nessuno o di tutti.
Il profetico George Orwell |
La vita e la finzione
si confondono: è la rovina di tutti noi. Un film che porta in se segnali molto profondi, da vedere e soprattutto da riflettere, nonostante certi passaggi hollywoodiani imposti sicuramente dalle major per alleggerire il movie alquanto inquietante. Anzi senza di
esso non ci sarebbe vita, in quanto la droga, lo Squid, si basa proprio su esperienze
passate e vissute da chissà chi e attraverso questa calotta gelatinosa riesce a
collegarsi con i terminali nervosi del cervello per trasportarti in un mondo
più reale di quello dove mi trovo io ora. Ovviamente è tutta finzione, una
provocazione che però prende sempre più piede, basta guadare la folle corse di
strumenti hi-tech in Giappone, dove ci sono elettrodi che riescono a collegarsi
e parlarsi senza aprire bocca. Chi controlla il passato, controlla il futuro, Orwell lo scrisse ad ampie lettere nel suo 1984, ma scritto addirittura nel 1948, scatenando le profetiche previsioni catastrofiste solo perché i numeri, a loro dir, narravano ciò. A me non pare, comunque il mondo è pieno di "Casaleggi" sperduti.Uno Squid |
Esperimenti ancora
in stato embrionale, ma che offrono la
direzione tracciata dai grandi condottieri del web come Larri Ellison di
Oracle, quindi ancora nell’era del paleolitico in confronto a quel che
succederà entro un anno. Il settore offre una gamma extra-large di opzioni che
nessuno avrebbe mai immaginato, neppure col cervello di un altro. I ricordi, in
Strange days sono una droga, si confondono con la paranoia generale, disegnano
scorci di una realtà allucinogena e intossicante. La vita diventa playback. Nel
film c’è gente che vive con la calotta sotto i capelli per poter azionare il
congegno ed evadere continuamente dalla realtà e costruirsi quello che più gli
confà, più gradita, quella che ci sarebbe preclusa dalla realtà vera stessa.
L'angoscia del mondo dai deliri deistici
Strange days, in tal senso, è un film radicale, esponendo
una certa pratica di fare cinema autoreferenziale, paranoico con pretese
d’onnipotenza e tenta, proprio nell’angoscia dell’imminente fine del mondo, di
restituire alla morte la sua radicalità e il suo spirito catartico in un mondo che ha
perso tutti i contatti con se stesso, concedendosi così squarci di passato
altrui e regalando speranze ai suoi personaggi. I danni creati al cervello sono incalcolabili, in quanto gli elettrodi che si connettono
alle sinapsi neurofisiologiche cerebrali. A tratti contraddice ciò che ho
scritto appena più su, quando si tramuta in un film rappresentativo del potere
sbraitante sbirresco, coinvolgendolo talvolta in situazioni di burlesque (ma
questo è un tema ricorrente nei film della Bigelow, se si pensa a Blue still e
a Point break, perché avvolto in un clima di oppressione e controllo politico e
psichico, talmente angosciante da far pensare a Metropolis di Fritz Lang.
Il grande EMME@M
Kathryn Bigelow, regista ed ex moglie di James Cameron |
Frammenti visivi