Notti notturne

martedì 14 agosto 2012

Alex, amico mio mai incontrato

Alex Langer (1946-1995)
Impiccato     ad un
mondo      avvelenato



         di Matteo Tassinari
Non un ricordo, un elogio funebre tristemente conclusivo e volgarmente liquidatorio, ma una parola "aprente", per la morte voluta e cercata di Alex Langer, sudtirolese di più patrie. Un amico, che considero tale, pur non avendolo mai incontrato e all'inizio ignoravo perfino la sua elezione ad Europarlamentare. C'era un'affinità spirituale che me lo rendeva, nella lontananza, presenza viva. Un'empatia che cogli al volo, ma che spesso delude, ma non è questo il caso.
Verde atipico Alex,
con due occhi aperti come finestre spalancate sulla miseria umana. Un politico che del politico non aveva nulla, paragonandolo al cliché Medio del politico medio italiano. Era un uomo d'azione. Dove mancava il latte in polvere, lui prendeva con un convoglio umanitario, e lo portava dove serviva. Molto spesso comprava spese da esercito da regalare alle popolazioni martoriate del Kosovo. E nessuno lo sapeva, nel silenzio, senza mai dirlo durante le numerose interviste. Una volta, al confine, rischiò di essere fucilato perché non trovava i documenti che testimoniavano la sua appartenenza al Parlamento Europeo per il partito dei Verdi. Voi, riuscite a vedere un Formigoni che di notte prende da solo o in compagnia del suo amico come Daccò su un Ducato alla volta di Sarajevo? Io non mi pronuncio, immagino che sappiate già la risposta.



La sua stessa figura fisica, rivelava un'estrema vulnerabilità per la magrezza e un'eccessiva permeabilità o attrazione ai veleni e ai chiodi del dolore anonimo, ignoto a quelli che per vivere meglio la loro vita al Campari verso le 21 di sera. Incatenato ai destini dell'umanità, chi all'improvviso si ritrova ad essere tappeto di bombardamenti a grappoli, aveva deciso di non lasciarli soli. Anche Alex veniva da Lotta Continua e lo stesso Adriano Sofri, suo grande amico per anni, mi confermò che ad ucciderlo, come per altri, è stato l'aver visto in faccia lo strazio della guerra senza più riuscire a cancellarlo.
Questione di sensibilità troppo prorompenti, gentili, nobili, generose. Questioni di umanità. La guerra, massimizzò Arthur Schopenhauer filosofo tedesco che faceva tesoro del pensiero orientale: "Siamo forti ad affrontare il dolore altrui. Ma col proprio non si scherza mai. Con quello altrui s'ipotizza pure". Solo Georges Bernanos dimostrò maggiore lucidità di pensiero: "La guerra totale è la società moderna stessa, al suo più alto grado di efficienza". E pensare che le parole hanno un senso. Nessuno è innocente!
Srebrenica 1995, fossa comune ordinata da Ratko Mladic,
soprannominato la "Tigre dei Balcani"




I Kalashnikov di Srebrenica
Fosse stato un mercante di Kalashnikov o Plutonio, meritevole di mille morti, non si sarebbe certo ucciso Alex. Sarebbe stato, seppur fuori legge, nella corrente normale, quella quando guardiamo in tv il quiz vincente di turno. Chi volesse evitare queste tonnare sparse nel calar delle sera nei palazzi bucati da S-72, lanciamissili terra-aria, che un da solo ribalta un campo di calcio, per entrare in uno stato infinito di voragini carsiche prive di ritorno. La trappola che ha forgiato le manette mentali che ottundono la plebaglia, quelli a cui non frega dell'urlo eterno, sia per la pelle e per quella colpevole innocenza. Chissà che ore sono, adesso in Siria. Il poeta greco Giorgos Seferis, scrisse: "Questa fogna di paura non ha tempo, è infinita". Niente Onu, niente Fao, niente Oms. Sporadiche quanto meritorie iniziative stile "Emergency", "Amref", "Medici senza frontiere" o Vittorio Arrigoni ed Enzo Baldoni.

Alex Langer
"Tuttoosceno"
Uomo che aveva intravisto la marea dell’odio etnico, del fondamentalismo armato. Presto avrebbe travolto tutto, se non si fosse fatto niente. Quella volta il mondo non fece nulla. E ci fu la guerra nell’ex Jugoslavia, la spaventosa mattanza nel cortile dietro casa. Dormiva pochissimo. Sempre pronto a ripartire, di notte, di giorno, a qualsiasi ora, al di la di quel lembo di mare che ci separava dalla tonnara umana slava. Il tempo per lui erano vite salvate. Aveva raggiunto questo punto e non so quanti sarebbero stati capaci a tornare indietro, da quel punto troppo lontano oramai, troppo irraggiungibil

Ossachebucanolapelle

Nulla di strano nel suicidio di questo giovane e vulcanico amico biofilo, di questo umanista che, per un attimo, ha pensato di aver fallito. Sono passioni d'infinito che la muraglia del finito disperde o frantuma al volo, come un aereo privo di coordinate per lo scalo. Il dolore altrui è reso più insopportabile dall'essere fatti sempre per qualcos'altro, come una valvola giustificatrice, scagionatrice da un senso di colpa reale, tangibile, concreto, ma rifiutato in ogni subdola maniera. Trovo un che di osceno in questo, nel nostro rifiuto di sapere cosa succede a qualche migliaio di chilometri, col pretesto che ognuno ha le radici che gli capitano. Ma il merito chi lo stabilisce? E in base a cosa? Alex nasce nel '46, s'impicca nel '95 a Firenze il 3 luglio ad un albero. Pensate la mente che strani scherzi può tirarci. Lui, Alex, si sentiva responsabile per le sofferenze e i mali di cui veniva a conoscenza.
La storia siamo noi
Il fotoreporter Kevin Carter
           Come il
reporter Kevin Carter, anch'esso suicidatosi dopo aver passato dieci anni a fotografare le guerre cosparse nel pianeta a nostra insaputa in una domenica delle Palme qualsiasi tentando la fuga in tram verso le sei del mattino non si udirono fucilate. Solo voli di strani uccelli senza ali che volano basso perché in alto non sanno andare. 
Stessa passione e rispetto, stesse vittime di un allucinante ingranaggio impregnato di freddezza nazista. Langer, nome tedesco ma cittadino del mondo, permeabile e insofferente alle divisioni perfino nella sua città, Bolzano. Ha sempre patito ogni tipo di distacco provocato da pregiudizi di origine razziali o etniche. In pratica difendeva la libertà di chi ce l'ha più minacciata.
Deputato europeo - un pianeta di distanza da quasi tutti i deputati europei che abbiamo avuto modo di vedere in questi ultimi anni - e traduttore naturale tra paesi e 5 lingue diverse. Un intellettuale che piaceva mettere in pratica la sua conoscenza. Non gli bastava la tolleranza teorizzata, voleva viverla, toccarla, e farla toccare, se gli riusciva. E gli sarà riuscito in uno dei tanti convogli a cui partecipava verso Belgrado per trovare soluzioni a qualsiasi livello, dagli aiuti umanitari all'azione diplomatica in quanto europarlamentare. Non avrà accettato che l'Italia bombardasse l'ex Jugoslavia, e gli sembrava assurdo che il suo Paese lanciasse bombe su popoli come in una vasto programma di oscenità. Un grande Talk Show delle mattanze, dove i rapaci predatori incapaci di volare Quel Moloch che la guerra gli aveva scatenato nel cuore s'impadronì dell'atrocità di mille agonie, racchiuse nel pianto di un padre che col bambino in mano gli chiedeva aiuto, come si vede in un frame andato in onda in un documentario Rai in una miscellanea della serie "La storia siamo noi".
Sarajevo durante la guerra


Spacciatori di identità
Pare che l'assedio di Sarajevo e il massacro dei ragazzi riuniti per un concerto a Tuzla, nella primavera 1995, siano stati il colpo finale. L'idrovora che gli ha prosciugato ogni energia vitale.  Prese tanti treni verso il mondo in subbuglio e da lì ha preso il via anche il sentimento di fallimento politico che ha chiuso definitivamente la sua lotta. Alex si impiccò ad un albero di albicocche, sulle colline di Firenze. Una settimana dopo ci fu la strage di Srebenica, una fossa con 3 mila corpi. Come il pane, abbiamo bisogno di persone come Alex, capaci di sentirsi responsabili di cose lontane da lui, ma così intime per la consapevolezza che il sangue di ognuno di noi ha sempre lo stesso colore. Il bello di sapersi e di restare bastardi in un’Europa dove si aggirano pericolosi spacciatori di identità, non la sopportava. Quando sembrerà impossibile vedere qualsiasi luce, stamperemo il tuo viso, serio e genti, nel nostro cuore e raccogliendo l’auspicio di un tuo caro amico andremo incontro agli altri con il tuo passo leggero e voglia il cielo che non perdiamo la speranza.
L'uomo è la fogna dell'universo