Notti notturne

venerdì 26 aprile 2013

Singer Caro Emerald: Tangled Up

         *Caro Emerald*

                       Tangled Up argentino


         
  Tangled Up, Historia di Milonghe

di Matteo Tassinari
Nel tumultuoso e rapido sviluppo dell'avvinghiata popolare di Buenos Aires, deflagrò il Tango come un fiume in piena, come il Blues trovò le sue radici tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli Stati Uniti d'America (la cosiddetta Cotton Belt). A Rosario, nella vicina Montevideo, prese il via fino poi ad arrivare a fare il giro del mondo dagli Urali alla Via della Seta passando per i Pirenei puntando al monumental uruguagio.
Caro Emerald, "That man"


Avviluppamento binario

I Gaucho Tangueros
Gli Accreditati
di    Rio 
de Plata, gli unici a poter esprimersi e abbozzare teorie su questa forma unica di ballo, autori provenienti dal Rio de la Plata, gli uruguayani, la confermarono come musica nazionale Argentina, anche se come sappiamo era già diffusa nelle periferie prima dell'accettazione del ceto borghese, all'epoca molto influente. Un avviluppamento continuo di corpi in ballo in tempo binario, espressione popolare e artistica che comprende musica, danza, testo e canzone. La struttura armonica, quindi non i movimenti, provengono dalla Payada e la Milonga Criolla (i Gauchos) e l'Habanera (portatori di schiavi liberati) ed il Tango Andaluz (gli ispanici). Ci sono momenti di distanza e di vicinanza, di sufficienza e d'ineluttabilità. Forse è la musica più vivida che ci è dato immaginare. Vive infatti di lampi e oscurità e raccoglie in un unico quadro tanti ingredienti mescolati su piani diversi, come in un quadro di Grosz. Tutto è fatto a spigoli, scatti, in traslucido e ingigantito. Come un rapporto sessuale senza consumazione, ma vale 2 orgasmi ad ogni paso doble. Del resto che differenza c'è tra un uomo e una donna che fanno l'amore e altre due che volteggiano un tango? 
(Caro Emerald)

*Back it up (official Video)*
Io ora mi chiamo Paula
*Caro Emerald*

La jazz   singer olandese, Caro Emerald, regina del "Tango Blues", si conferma artista d’alta classifica e di critica. Un vero e proprio fenomeno musicale che solo dei disgraziati ignorano, oppure gente che si vuole poco bene. A due anni di distanza dal boom europeo di “Back it up” la cantante è da poco tornata alla ribalta con, “Tangled up”, che si è piazzato direttamente  al numero 28 del Music Control Mondial, confermandosi come il brano con il maggior incremento di passaggi radiofonici dell’ultima settimana.
Il bar Pelonca
Un bar con Pelonca trita ghiaccio sulle bollenti schiene dei siringueros di cauciù, per masticare coca. Una rosa da passare da bocca a bocca, ma quando ha più spine è lei a tenerla fra i denti. L'uomo è più debole di Mensita, perché Mensita sa creare, dà vita, dicono i latini. Gli stessi ballerini tangero, con le loro movenze contrastanti, questi ballerini che si prendono e si riprendono per poi lasciarsi nella luce dei sentimenti, degli sguardi, mimica che si contrappone continuamente e con decisa violenza e dolcezza. Il mistero del tango è tutto qui. 
Winehouse

Clubtour Riviera Life

@Back it Up@
Il nuovo disco di Caro Emerald, è caratterizzato da un concept innovativo. Se il primo disco era improntato sulle atmosfere noir e glamour della scena hollywoodiana anni ’50 ora l’artista propone come contesto una Parigi anni ’20 davvero suggestiva. Il disco si preannuncia più spigoloso e romantico rispetto al precedente ma sempre con una grande attenzione allo stile. Il video di “Tangled up”, scritto da Vince Degiorgio e Guy Chambers, è stato girato lo scorso mese a Parigi. Tango non maschio, ma coppia. Cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, il cosiddetto "otto", che è il cuore del tango, lo fa la donna, solo lei può farlo. Come lui solo, può dribblare la gamba attorcigliata di lei sul suo polpaccio destro, che sfugge dalla presa ferrea ma dolce come il cadere di una piuma in un giaciglio di foglie. Un pò burlesque aristocraticamente latino, con un volteggio di melodramma da angiporto di Buenos Aires, dove la terra trema d'amore e ingiustizia. L'alcol penserà al resto. Dove ogni moralismo scema come scorticato da un fruscio di tacchi d'uomo alti per il "tocco-battito" e non pensa, non può pensare se non per ripartire da ciò che lo ha ferito, marinaio di cambusa.
       Vuelvo      al Tango

Non    c'è possibilità di errore nel tango, Dana, non è come la vita: è più semplice! Per questo il tango è così bello. Se sbagli, non è mai irreparabile, seguita a ballare! Nel tango, ci si conosce attraverso l'abbraccio. Perché non ti butti? Prova? (da Scent of a Woman)
Just one dance
ENGALANA, FIESTA DEL RIO DE LA PLATA
   Pizzo, cocca
Nessuna  danza popolare ha mai raggiunto lo stesso livello di comunicazione tra corpi: emozione, energia, respirazione, calore, abbraccio, palpitazioni, sudore. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione e il paso doble. Durante la danza i ballerini devono esprimere una storia di sfida come tra toro e torero. Sottomissione e attacco. L'atteggiamento e l'espressione corporea mantiene la posizione delle braccia come se si usasse la cappa in mano. Viso dal carattere aggressivo, zigomati, con uso di forti focus verso il partner e lo spazio intorno a dove si danza. Pizzi, cocca, labbra, ciglio, merletti, lembo, orlo, estremità lei, barbetta, mosca, guglia, cresta, barba,  pinnacolo, cocca, pizzetto, fetta, taglia, cratere, dito, membro, piede lui. Vestiti utilizzati per questo ballo ricordano la Tauromachia nell'arena di Madrid dipinta da Gustave Doré..Per il cavaliere e per la dama gonne larghe principalmente rosse e nere, quasi sempre mantenute ampie dalle mani perché il vento non trovi ostacoli.
Se l'amore è la conquista, voglio vedere le emozioni
colorate in cielo, fino a quando piangerò luce (da "Smoke")

Soundtrack melodic@conceptions
un modo come un altro per dire: "Ferma qui il 21?"



venerdì 12 aprile 2013

Papa Francesco, chiesa e popolo

Papa Francesco mentre bacia i piedi di un bambino malato di Aids

 Un Papa dalla    fine del mondo



         di Matteo Tassinari

L’elezione di Papa Francesco al soglio di Pietro, è un segno straordinario in continuità con ciò che ha donato alla Chiesa Benedetto XVI, rinunciando al ministero di vescovo di Roma. In continuità perché con la scelta del nome Francesco, per la prima volta nella storia, il nuovo Papa ha voluto iscrivere il suo cammino nella luce profetica della testimonianza evangelica del patrono d'Italia, san Francesco d’Assisi, il "giullare" di Dio, l'umiltà come elemento spirituale del suo apostolato. Anche il fatto che il Papa abbia fatto riferimento in modo così accentuato alla fratellanza, è un’esplicitazione di questa visione e volontà di seguire lo Spirito più autentico del vangelo, del messaggio di Gesù, quello che arriva a chi crede di dover chiedere scusa, a causa della sua marginalità, solo perché vive anche lui. È un uomo che non ha nulla dell’immagine compassata e sempre un po’ affettata che caratterizza la gerarchia ecclesiastica
"E' finito il tempo
delle carnevalate"
     C'è voluto un'ora,
dopo una fumata bianca densa, abbondante, corposa, più forte della pioggia che sferzava Roma e una piazza san Pietro gremita, per vedere il Papa eletto alla Loggia delle Benedizioni, la veste bianca un pò troppo larga, niente mozzetta, la mantellina rossa d'ordinanza ("Monsignore, questa la metta lei, è finito il tempo delle carnevalate" ha detto Papa Francesco al Maestro delle Celebrazioni liturgiche Guido Marini), in petto la croce di ferro e non quella d'oro che gli sarebbe toccata e che gli era stata offerta subito. Segnali che indicano una direzione che con la povertà e l'umiltà di san Francesco d'Assisi hanno molto da spartire.

Un Papa
per amico
Padre Bregoglio, come si chiamava prima di diventare il successore di Pietro in una delle sue tipiche "trovate", che infondono gioia e pace anche quando si è nella prova. Un Papa che vincerà ogni tipo di stortura che del Vaticano s'era impadronita. Ormai, era diventato quasi una vergogna pronunciare lo Ior dopo quello che si è venuto a sapere. Fino a scoprire che in molte occasioni è servita come ponte cifre enormi di denaro sporco, cioè proveniente da attività illecite.

Una chiesa     povera
Da sempre, l'Argentina, è il Paese dell'Amicizia 
Papa Francesco
sogna una Chiesa povera e mostra di disprezzare ricchezze, onori e mondanità che hanno riguardato lati poco edificabili per una comunità mondiale che dovrebbe rappresentare Cristo in terra. I poveri che non si vedono, quelli che mendicano anche la propria miseria per avere un tetto e un pò di calore la notte quando piove o fa freddo, e dentro il loro animo vivono ingiustizie create da un sistema sociale, politico e culturale, malato fino ai bordi della sua stessa estremità, uomini e donne che chiedono scusa solo perché ci sono anche loro, solo perché esistono. Un'oscenità. Ma non riesco a farmi capire
Fratellanza: 
"Pregate per me"     

La fratellanza e l'amore per i poveri, i marginali che hanno ispirato Francesco d'Assisi e che sono stati al centro della vita e dell'apostolato di Jorge Bergoglio in Argentina contro i potenti dei troni politici, sono i valori necessari per comprendere la cifra esatta personale che quest'uomo ha con Dio. E' apparso subito eccezionale. Eccezionale per il modo di porgersi così disinvolto e per quello che fa capire di se, un nuovo Papa Giovanni XXIII ma estremamente diverso dall'ormai santo Karol. Eccezionale la scelta del nome, mai adoperato da nessun Papa finora e poi eccezionale per il tutto il resto. E' il primo Papa d'oltreoceano sudamericano, argentino, gesuita e tutto ciò che si sa di buono di Padre Bergoglio. Mi preme sottolineare anche come papa Francesco insista con tenacia e umiltà sul concetto di "tenerezza". Una tenerezza che non è debolezza, ma forza. Non è affettuosità, non è sentimentalismo proprio o altrui, ma è quell'atteggiamento di amore vero che ci rende sensibili al bisogno dell'amore altrui.
Il buon sammaritano visto da Van Gogh
Per amore, con amore
si può perciò parlare della tenerezza del buon sammaritano o di una persona qualsiasi che s'accorge di quanto l'altro sia importante, soprattutto quando è nel bisogno estremo e gli si vuole dare: "Amore e con amore". Senza fare cadere il dono dall'alto come un atto di beneficenza sovrana, ma mettendosi dal basso a servire il fratello col sorriso. Ma non mi pare questa l'indirizzo preso dall'umanità, senza pescare nella solita e noiosa globalizzazione, argomento per intellettuali feroci e in mala fede. Quando Papa Francesco ci esorta nel non vergognarci delle nostre tenerezze, fragilità, insicurezze, a non averne paura o crearsi delle colpe che rovinano l'esistenza. E' un grande Faro, questo uomo "venuto dalla fine del mondo".
“Fratelli e    sorelle,
buona sera”
Con stile per nulla
clericale, Papa Francesco si presenta così: “Fratelli e sorelle, buona sera”, invece di scomodare i millenni, le Scritture, la Storia e gli universi mondi. Poi quella notte, quando l'elezione fu proclamata e quel silenzio totalizzante e unificatore di più di un milione di persone sparse per le piazze del Vaticano presenti all'evento, un silenzio dicevo durato un minuto circa e che ha colmato la brocca del pianto di gioia di un popolo in cerca di qualcosa di eterno, di qualcuno che superi ogni sua colpa o gioia perché graziato dal figlio di Dio.  Il minuto dove lo Spirito santo, nel silenzio assoluto di tante persone in piazza san Pietro, ha detto tante cose, troppe per un giornale. Nessun desiderio di riscatti o vendette, repertorio che non c'interessa, ma di pulizia. Perché chi è cristiano, soffre nel sapere che il Vaticano è un luogo dove scompaiono dossier "Top-Secret" e vengono taciuti fatti criminali.
L'ex Vescovo Jorge Bergoglio di Buenos Aires in metrò,
come usava spostarsi pur avendo a disposizione macchina, autista e scorta



Buenos Aires, Aria Buona

Ora, nulla è cambiato, anche se molto è mutato. Si tratta solo di vedere, di aspettare, di avere fede. Abbiate fede, la speranza in Gesù, non delude mai. Non ne potevo più di una Chiesa costantemente nel dubbio fra autorità e atti immondi e non mi riferisco solo al declino totale dello spirito legato alla pedofilia. Nulla è cambiato, ma, per chi non se ne fosse accorto, stiamo respirando aria nuova. Aria che è foriera di grandi novità benedette da Dio.
Sempre a fianco delle madri  desaparecidos
Aires (Aria Buona), con la sua abitudine di girare per Buenos Aires da solo, o in metrò, una ventiquattro ore sotto braccia, abbia - per davvero! - tutte le carte in regola per fare bene nella casa di Cristo sulla terra da noi inquinata. In più chiedete alle mogli dei Desaparecidos cosa pensano di Papa Francesco, per loro rimasto Vescovo Bregoglio di Buenos Aires: "Un uomo che ci ha aiutato tanto, uno dei pochi". Ed è un fatto (oggettivo) se ad ogni loro manifestazione è sempre stato invitato, perché lo portano su un piatto d'argento. Domenica una rappresentanza di queste donne coraggiose che lottano con i colonnelli d'Argentina, erano presenti in saluto a Papa Francesco che le ha ricevute nel nome della solidarietà. 
                  
"Non dimenticate le periferie"
Tutto qui. Non volevo perdere il momento per partecipare in qualche misura a questo evento, che dagli albori del cosmo ha illuminato di Luce vera piazza san Pietro. Sembra un uomo bonario, caritatevole, e lo è. Ma sa anche essere preciso come solo un Gesuita sa esserlo, nelle sue affermazioni e decisioni, sempre coltivate assieme all’amore per le Periferie delle megalopoli. “L’ascolto, per capire meglio la verità”. Spero che le vicende curiali romane abbiano una secca battuta d’arresto, non si poteva assistere ad uno spettacolo così indegno e incredibile, al quale Benedetto XVI ha dato tanto fino a penarci la propria salute fisica.
Uno Tsunami, le sorprese di Dio
Ho visto coi miei occhi tanti, troppi, Monsignori avvinghiati al potere, alla carriera clericale, alle comodità. Molti troveranno mille appigli per controbattere le argomentazioni qui scritte, per questo non ho messo lo spazio dedicato ai commenti. In ogni caso ringrazio chi mi scrive in pvt la propria opinione o considerazioni. Come dicevano i miei maestri e amici di giornalismo, come Michele Marziani, “devi stare sulla notizia, sempre!”, come io sto ammirando, di giorno in giorno lo stile di questo nuovo successore di san Pietro. Il Crocifisso d'oro, non l'ha voluto. Ma è stato straordinario il gesto con il quale ha declinato lo proposta di chi glielo voleva mettere: "Guardi, questo, se vuole se lo mette lei, io mi tengo Gesù Crocifisso in metallo". Gli unici a non aver apprezzato l'elezione come successore di Pietro, l'attuale Papa Francesco, sono quelli del blog Messainlatino.it (lo so, mi dispiace fargli pubblicità, ma in qualche modo dovrò pure additarli alle loro paturnie?).
Marcel François Lefebvre
"Basta col
carrierismo"

Intendiamoci, è gente che grida
al santo un nazista come Marcel François Lefebvre il scissionista, scomunicato - giustamente! - da Papa Giovanni Paolo II, mica gnocchi! Una pletora di gente altezzosa e depositaria di tutto (secondo le loro sinapsi). Pochi, una 50ina, forse 80 tradizionalisti che hanno oltrepassato la soglia della paranoia da un pezzo. Si richiamano all'ala tradizionalista integralista in base ai paramenti di ogni colore e agli ori e agli odori d'incenso e la messa solo in latino e tutta di spalle, perché loro, gli eletti, i depositari di verità, possono e devono sapere, loro solo, la conoscenza. Non fateci caso a certi rumori di fondo e ricordate, è molto più stizzoso un cattolico integralista che un ateo che vive la sua vita senza far del male a nessuno. E' gente con la quale bisogna scrollarsi molto spesso i calzari dalla polvere, perché si dice che ne portino tantissima, in tutti i sensi. Alcuni polemisti ideologizzati hanno fatto qualche tentativo di contrapporre Francesco a Benedetto XVI, ma si sono dovuti arrendere perché Bregoglio non fa che mostrare, da pastore, da parroco del mondo, da padre quello che papa Ratzinger – col suo limpido insegnamento teologico – aveva raccomandato alla Chiesa, cioè: basta con l’autoreferenzialità, il carrierismo, la burocrazia, la mondanità, il clericalismo!
Un Crocifisso che sia d'oro o di ferro, ha lo stesso valore spirituale


"I sacramenti sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi"

Cardinale Bernard Law, vescovo di Boston
accusato di aver insabbiato molti casi di pedofilia
Il rischio qual è?
Quello di scrivere autenticamente di Papa Francesco e farne un santino, mortificando la sua grandezza e banalizzando la sua semplicità, perché la sua grandezza, è espressione dell'infinita grandezza di Dio. Forse il miglior post è racchiuso in una fotografia che passerà di sicuro alla storia, con quel timbro di voce italo-argentino: "Fratelli e sorelle, Buonasera".Ecco la foto di cui parlo, quando per la prima volta ascoltammo la voce di un cardinale fatto Papa, da quasi tutti sconosciuto, anche se all'interno del mondo della chiesa, molto conosciuto e considerato, al punto che l'elezione con Joseph Ratzinger, la vinse il buon Papa Emerito dopo che l'attuale Papa declinò. Ecco, ora, l'ansia di credere in qualcosa di migliore e superiore, che valga per tutti, che ci renda solidali secondo un codice genetico che ci accomuna. E' un sentimento ben più diffuso di quanto non ci si aspettasse, e meglio di tanti discorsi spiega l'immediata fascinazione di un Papa arrivato certo da lontano, eppure già così vicino. Altra questione terribile: la pedofilia. Le prime parole di Papa Francesco sono state: "Non voglio che frequenti questa basilica" riferendosi al cardinale Law, 82 anni, che avrebbe insabbiato a suo tempo i casi di pedofilia della diocesi di Boston. Sarebbe intenzionato di rinchiuderlo in convento di clausura, voce che è circolata seriamente e non è detto che non avvenga. Perché sulla pelle di ogni cristiano nel mondo, il macigno più insopportabile è questo. Certo, lo Ior, ruberie di carte secretate, guerre intestine in Vaticano non è certo un bel vedere, arrivisti, preti con troppi table della Apple e pochi Rosari in mano.
Noi, popolo di Cristo
Vanità delle     vanità,
tutto è mondanità
Quale penna può dire di più di questa foto? Nessuna. Neanche quella puntigliosa di Balzac, quella introspettiva di Dostoevskij o quella lucida di Emil Cioran. Neppure l'astro già nato da un pezzo, comunque un moderno, come l'ottimo Paul Auster in vena riuscirebbe a pareggiare il conto, cioè le parole. In questa foto c'è la responsabilità di un uomo di fronte al "suo" popolo, un pastore con tanto gregge da sfamare. E' il tripudio dello Spirito santo, quella parte in cui non crede quasi più nessuno, e i risultati, senza scomodare troppe teorie, tesi e esempi millenari o biblici, sono lì. La responsabilità, quindi solitudine umana, superata dalla convinzione che tramite lo Spirito santo sia il protettore del rappresentante di Cristo sulla terra.
Questo è Papa Francesco,
e a mio avviso,
per ora, ha incarnato in pieno il concetto di Fede in Cristo che voglio, o per meglio scrivere, vorrei. Lui, che arriva dalla metropoli di Buenos Aires, capitale dell’Argentina, dove spesso faceva delle incursioni, per così dire, dove la ricchezza materiale più voluta sono latte e pane. Non andava da solo, ma con gruppi parrocchiani e vestito normalmente, per non attirare l’attenzione e passasse anonimo il suo gesto. Una potenza m’ha colpito il cuore, quando ho sentito questo aneddoto che mi ha subito ricordato il mio secondo "babbo", don Oreste Benzi, colui che mi ridiede alla vita dopo anni vissuti non so neanch’io come, colui che andava con i suoi collaboratori, superiori e amici di associazione per le strade di notte dalle prostitute nigeriane tenute sotto scacco dal feroce racket per parlargli soltanto. Da queste prigioni senza confini, don Oreste, ha salvato più di 3mila anime di giovani donne. Libere. Non è uno dei più grandi risultati che si possano ottenere? Io dico di si! Ma don Oreste ha fatto molto di più, spiegarlo come un sacerdote speciale è limitante per un uomo di Dio come lui, una vera potenza instancabile fino alla morte (e così infatti è stato) di amare gli altri in quanto dono di Dio. E' semplice, io che con lui sono stato a prendere 10 senza tetto per portarli alla casa di Betlemme e quindi l'ho visto in azione, lì, con i "fratellini" come lui li chiamava, ho capito che è santo. Nessuno ho visto compiere la volontà di Dio come l'ha fatto lui.
Don Oreste Benzi, fondatore della Papa Giovanni XXIII e santo in futuro
UnPapa che    ricorda      
un prete dalla tonaca    lisa   
Don Oreste, il prete dalla tonaca lisa che più m'ha ricordato come dovrebbe essere un prete, che più di tutti m'ha ricordato il Curato d'Ars, colui che m’ha fatto vedere da vicino Gesù. Il richiamo allo spreco che crea sfruttamento si compie conducendo vite mondane, prive di senso, basate sul nulla, sui propri piaceri e il portafoglio sempre gonfio con il Suv che ci aspetta appena sotto casa e il Rolex al polso come un Piaget. Poi la sera a cena fuori, o chissà cosa pensano di me i miei colleghi o amici. Dei milioni di persone in America Latina, o in India, arriverà il momento per pensare a loro. Quanta meschinità, sventura, menefreghismo categorico e perentorio si consumano nel mondo della mondanità intesa come atteggiamento di vita caratteristico di chi ama il lusso, le ricercatezze, l'eleganza, una vita di chi fa parte della cosiddetta alta società, frequentare feste, ricevimenti, viaggi, divertimenti e anche un certo tipo di clero politicizzato che macchia la vastità di persone convinte della loro fede in Cristo e che nulla a che fare con questo ciarpame. Caratteristica di ciò che è in relazione al luogo terreno che si contrappone alla spiritualità di un Mondo promesso al quale tutti, coscienti o no, tendiamo.
Una delle tante Villas Miserias di Buenos Aires,
dove Papa Francesco portava Gesù ai più poveri di questo pianeta

Villas Miserias

Conosco il lavoro pastorale nelle Villas Miserias di Papa Francesco, Già quarant'anni fa, lavorò come maestro in una delle Villas sperdute nelle periferie. Per molto tempo c'era una pastorale a parte per le baraccopoli. Che rischiavano così di diventare un ghetto, che doveva avere un'attenzione particolare, un'ecclesiologia dedicata ai poveri. Credo che il gran merito del cardinale Quarracino prima, poi di Bergoglio, sia stato quello di integrare le Villas Miserias, nella pastorale ordinaria. Da quando c'è lui fanno parte della Chiesa, non sono più fuori. Il vero trattamento speciale per gli abitanti poverissimi delle Villas Miserias è di essere trattati come gli altri. Sono una parrocchia in più, con tutte le sue caratteristiche, ma i suoi abitanti fanno parte del popolo santo di Dio, non sono separati. Condividono tutto con noi. Non i lascio prendere dall'euforia, che è tanta, ma dalla gioia che Cristo ci ha fatto si, voglio che mi agguanti in questo evento che vedrete, sarà storico per la Chiesa mondiale.
Papa Francesco quando visitava le Villas Miserias

Bergoglio quando era Vescovo di Buenos Aires, da solo,
in metropolitana perché non voleva far uso della scorta offertagli
Il popolo guarda in Alto


È un vescovo di strada, non solo per il fatto di condurre una vita normale, ma perché la strada è l’orizzonte in cui si muove, da dove parte, il luogo delle periferie. Non concepisce lo spazio chiuso delle parrocchie e delle chiese, perché lì è tutto fermo. A Buenos Aires ad esempio aveva promosso la "Carpa misionera", che significa Tenda missionaria: un tavolino e una tenda gialla portata nei luoghi più frequentati della metropoli argentina. Bergoglio non si fermava davanti a niente da Vescovo. Era familiare nelle Villas Miserias, le favelas argentine, a metà strada tra baraccopoli e quartieri operai. Qui i suoi preti eredi dei "Curas villeros", preti terzomondisti degli anni 80, continuano a costruire cappelle dai nomi inequivocabili (Santa María Madre del Pueblo a Bajo Flores, Cristo Obrero a Villa de Retiro, Cristo Libertador a Villa 30) dove celebrare battesimi, matrimoni e funerali, recitare rosari, organizzare processioni. E allo stesso tempo lavorano per sostenere le istanze materiali e politico-sociali dei villeros: commissioni per l’acqua, per le fogne e l’elettricità, per far arrivare anche alle villas un minimo di assistenza sanitaria, resistenza organizzata ai piani di demolizione periodicamente messi in campo dai diversi regimi militari, cooperative edili, mense popolari.


Non so in quanti hanno colto la storicità di questo incontro, penso in pochi. I muri ideologici
che stazionano nella nostra mente

domenica 7 aprile 2013

Giungla Blogosfera

  Guida Galattica
X
Autostoppisti Critici
        Voglio 1          blog. Anzi, 20!  
           di Matteo Tassinari
L’esserci in prima linea, ostentare anche questioni da transgender appassionato, come quella vecchia pubblicità che diceva: “Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. E' limitante come giustificazione, quasi claustrofobicaIn breve, mi sta stretta al punto che non l'accetto. Ecco perché in grande percentuale i blog deprimono, affliggono, preoccupano.
A cominciare dal mio che è certamente il più rompicoglioni, prendendo le distanze giuste dai futuri duellanti giurati che mi farò col seguente post. Ultimamente c’è stata un’esplosione di dimensioni gargantuesche di blog dediti ai ricettacoli su come cucinare la Bagna càuda piemontese o i rotolini di pesce alla Viennese. Un vero impegno da parte di molti che dedicano al culto delle libagioni culinarie, che quasi commuove per la tristezza e la desolante mestizia. Sono oggetti di culto per internauti che coltivano l’esperienza mediatica senza saperlo e se qualcuno glielo dice, loro ringraziano a prescindere, senza averci capito nulla, come chi si osserva intorno quando una bolla d'aria fluttua dallo stomaco all'aria aperta. Attaccati puntualmente ai commenti e grafici del Template e sulla base di essi scrivere, postare, allusioni anodino, ispezioni assidue al contatore, numero visitatori ieri, oggi e domani.
Due blogger in un momento di relax al mare
Track, Back,    Rss,
Cloud, Link,  Gulp  
Tutto in automatico, senza analisi del “prodotto” o selezione del "messaggio", il meccanismo lento e graduale, procede di azioni concepite, di thread in thread. Allora il proprio blog si allarga sempre più, come un cerchio nell'acqua per sparire nel nulla della Blogosfera. Ed è un peccato che la stupidità umana non sia dolorosa, non faccia male alle gambe, altrimenti vedremmo un'infinità di zoppi in giro. Molti mollerebbero la Rete dal dolore che s'intensificherebbe nella zona perineo anale, altri che, come me, chiuderanno il blog perché ormai ci si è rotti le palle veramente di questa trappola.
  Bambini network 
La quantità a scapito della qualità, niente di nuovo come nulla di anziano. Va da se che non sapendo cosa scrivere, non si veda l'ora di scriverlo. Il regno della libertà, la blogosfera somiglia sempre più ad una specie di casa dello studente globale e abbacinante che incarcera in una vita forzosamente pubblica per paura della realtà, più forte il discorso per quanto riguarda i Social Network. La prima bambina con cui ho avuto un rapporto sessuale, Barbara, gliel'ho chiesto a 14 anni, poco più. Ieri, mio nipote, (23 anni) mi ha detto che la sua prima volta gliel'ha chiesto lui, ma con un sms supportata da una mail. Mancava l'allegato, poi s'è rimediato, m'ha sussurrato sorridendo.
Gulp! 20mila blog al giorno!
Cosa diceva
Benedetto Croce 
 dei blog?
Un esempio significativo ci è dato dalla prima, mitica, storica e morta piattaforma Splinder, contenitore di migliaia di blog per lo più passati alle mega-piattaforme World Press o BlogSpot. La storica Splinder vantava orgogliosa nel suo quotidiano online, la nascita di mille nuovi blog ogni 3 giorni. Bene direte voi. Male dico io. Questo dato va osservato con inquietudine infinita e destino bisbetico, sempre all’insaputa del puzzo delle proprio gas. Stralunato e stranito, forse dall’odore malevolo, me ne sono fatto una ragione al punto da osservare diversi blog di silloge (va di moda dire così) e "poesie". Chi scrive "vanta" una esperienza decennale di blog e di gruppo. Chi apre un blog lo fa per diversi motivi. 
Luigi Russolo, Carlo Carrà, Tomaso Marinetti,
Umberto Boccioni e Gino Severini. I primi "Bloggers" futuristi
Evoluzione della specie
I poeti

e i cretini
Due risultano basici e più ricorrenti. Il primo, cercando conferme anche nel dissenso. "Se mi contesti vuol dire che prima hai letto quello che ho scritto, il mio post, che ti ha conquistato", più o meno. Questo meccanismo innesca un'amalgama composta di sterili e 
alienazioni adolescenziali. 


Capita che ci s'illuda anche d'essere poeti of Comunity web underground-existentialists. Capita di sentirsi diventati i nuovi Montale del 3 millennio. Benedetto Croce stillò un aforisma che ha del geniale: "Fino ai 18 anni, tutti scriviamo poesie, è normale. Dopo solo due categorie rimangono: ". Per precauzione, io mi colloco fra i giornalisti embrionali, coloro che hanno sempre presente che non si finisce mai d'imparare a scrivere. Ma anche per rispetto alla vera passione e tensione poetica, che io non ho, pur "amando" Peguy, Cioran, Pasolini, Twain. Tu chiamale, se vuoi, rimozioni.
 "Nooo?
 Ma dai!?"
Un'avanguardia letteraria, sostengono molti. M'è giunta voce che c'è stato pure un convegno a Perugia, intitolato proprio: "Poeti in Rete", quando l'ho saputo ho reagito come Socrate: "Nooo, ma dai?". Quel che mi chiedo è cosa facessero prima dell'evento Rete, dov'erano? Scrivevate già? Ora vi fate stampare libri pagando oppure hanno un valore le vostre parole? Coi soldi ti puoi anche illudere che il tuo "Scheletri di sarde", costato 4mila euro, sia il nuovo "Ossi di seppia". Succede su Google plus che alla voce professione molti scrivono alla belle e meglio: poeta. Come se ci campassero con le silloge. Incuriosito sono andato a visitarmi alcuni blog. Mai scempio mi fu più generoso di quel che apparve! Un gioco al massacro, una vietnamizzazione di ogni riferimento metrico o anche banalmente rimato, al punto di non fare i conti con la realtà e preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo.  Una finestra su un mondo che non riusciamo più a immaginare, nel quale ci si capiva meglio e tutto era più facile.
Cent'anni di solitudine, bastassero...

Parlatene male,
ma      parlatene!
Più leggo e scrivo su blog e più la categoria, di cui faccio parte, non mi piace. Un 20% sono al pari della forfora. Un altro 20% sgradevoli quando questa dai capelli cade sul paltò o tailleur. Rimane un 60% di blogosfera dove sono anch'io. Che ne facciamo? Le stra-fighe, d'un botto, si portano via un 10%, nomi esotici come Granta Puledra o Boca Rosa (le ho viste!) con foto di culi strepitosi, terze abbondanti, capelli ramati, uno strazio umanamente desolante e malinconico. Un 10% direi d'origine religiosa e l'ultimo 10% è quello che Italo Calvino definiva, ovviamente non rivolgendosi a noi bloggers in quanto ancora non esistevamo per sua fortuna: "Una giungla paragonabile al mercatino delle pulci di Calcutta", il più grande del mondo. Vi trovi organi umani e incensi coloniali irraggiungibili, luoghi in cui regna l’”immancanza”, ossia il nulla, dalla transiberiana alla via del tè. Ciò che rimane è materiale da romanzo, direbbe Honorè De Balzac. Blog intimisti, esibizionisti, diaristici, politici (i più sciocchini), di settore e altri di consorzi eterogenei
2000 potenziali vittime o killer?
Ma chi fa il killer?
L’auto referenzialità, il cimitero delle idee, l'inceneritore della creatività, la camera mortuaria dell'eccentricità, il sepolcro dell'invettiva o la fiera dell'esibizionismo, il falò della vanità, un frullato di fraintendimenti, spesso anche per invidie o paura di rompere il proprio feticcio. Soli, ma tutti insieme. Nella blogosfera, ci sono strani personaggi in abiti da buon sammaritano, indaffarati ad affilare la loro pietà per sfinirti di "azzurri cieli e panorami e rondini". Ho avviato parecchie amicizie in questo ambiente di angusti sproloqui e "cieli tersi e azzurri", ma anche "incazzati e permalosi". La rete è piena di nuovi Celine e Dickinson, che il pomeriggio battono di cassa e scontrini fiscale e alle nove di sera "compongono poesie". Lineare come un binario. Niente brividi. Neppure un sussulto. Tutti "orizzonti in penombra", "brividi alla schiena", ma anche "lune splendenti" "luce del sole sulla pelle". Tutto è a metà, tra cosa non si sa, ma è in mezzo, in bilico. Tra chiari e scuri si affastellano con passione nel ripetere sempre le stese cose.

Almeno vi
ubriacate un pò?
Non perdetevi i commenti, sono la parte migliore, quella degli apostoli della propria cerchia. Poeti, scrittori, aforisti, "sceneggiatori", ghost-writer. Nessun giornalista? Forse perché in redazione c'è un direttore che cassa? Nichilismo vanitoso e spiritoso di chi è pieno di se ma dice di essere l'ultima ruota del carro. Colpa anche di Fesbuc, certamente, ponte di lancio per blog specializzati in illuminazioni folgoranti che frantumano ogni identità costringendo a vivere continuamente fuori da loro stessi.
 Il coito delle incomprensioni
...e il cuore di
simboli pieno
Andiamo! Partiamo! Tutti insieme!
Il "nascondino" degli adulti, il coito delle incomprensioni, il funzionamento degli alambicchi in disuso. Siamo qualcosa che non resta in fondo, frasi vuote nella testa, mi pare, e il cuore di simboli pieno, mi diceva Guccini in un "Incontro" lungo le scale in ombra alla gioventù e alla felicità.