Notti notturne

sabato 28 gennaio 2012

Baia degli Angeli

 Baia degli     angeli
Cielo, Speranza, Crollo
         di Matteo Tassinari
La "Baia degli angeli" è stata la discoteca italiana più famosa all'estero per poi divenire il ritrovo di una fauna umana extra-large, imperatrice di una generazione "consorziatasi" per poco tempo, 4 anni, non di più. Anni che hanno lasciato il segno come in tutte le vicende umane, tutta ottima "carne" da romanzo. L'immacolata scalinata del mito cominciò il 29 giugno 1975 e la notte non fu più la stessa e le stelle fecero più luce. La discoteca sorgeva a strapiombo sul mare, godendosi di una ampia vista panoramica che dava l'occhio sulle rocce di notte, zeppo di luci al largo di quella chiazza immensa d'acqua, con pescherecci e piccole e modeste imbarcazioni da porto.
    La discoteca
Senz'altro la discoteca più Cool di tutti i tempi in assoluto, poi non è più nata un'altra simile, e lo scrivo sfacciatamente quel "Cool", perché fu un'alchimia ricca di creatività e feconda di piccoli geni. Certune gli sono andate vicino.
Se penso al "Much Moore", oppure al "Goody Goody", il "Cosmic". Ma niente da fare, la Baia era l'Eldorado, il regno dei giusti.
La Baia era
degli angeli,
per questo rimarrà LA Discoteca. Le storiche 2Cavalli Citroen, Squalo, CX, Ami8, Dyane, Renault4, Maggiolini Volkswagen di tutti i colori, le nostre macchine, che hanno scorazzato i nostri deretani per chilometri e chilometri della Penisola, con valvole cerebrali alienate o più semplicemente, sconvolti. Non è esagerato dire che per il popolo della notte, molto è partito da lì, tendenze, modi gestione del locale, l’era dorata della disco pop, i clubbing, il glam, i primi privè. Tutto quanto apparteneva al vento fresco che ci avvolgeva per sprigionare un'energia che si respirava anche se avevi il raffreddore. Un periodo, mai più realizzabile, s'avviava per poi troppo presto tramontare. Visse poco, come tutte le più belle cose.
La "Baia" all'aperto di giorno
Gabicce        chiama,
New    York     ris ponde
Dopo un   anno in cui era stata gestita come "Sporting club" (con ingresso riservato ai soli soci e scarsi risultati economici) il titolare e imprenditore Giancarlo Tirotti, ne fece un richiamo tribale e ancestrale, che oltrepassò l’oceano. Tirotti colse al volo il garbino che arrivava leggero dal Golfo del Messico, partiva dalle parti di Capocabana.
Come imprenditore effettuava viaggi per affari negli Stati Uniti e frequentava la scena disco newyorchese a-la-pagè come lo "Studio 54" dei mitici Steve Rubell e Ian Schrager, la discoteca della Grande mela realizzata alla 54° strada di Manhattan, tra la 7° e l'8° Avenue, aperta dal 1977 al 1986. Tirotti non aprì semplicemente un nuovo locale, creò l’archetipo della discoteca relegando dancing e night nell’archeologia del divertimento notturno. Il club era allestito all'interno di un teatro che fino al decennio prima serviva da studio televisivo, da qui il nome. Fu il primo locale a scegliere la strada dei Dj come i veri protagonisti del locale. Come accadde nella metà degli anni 70, i club di tendenza avevano soppiantato la "scaletta" tradizionale dei locali, che prevedeva l'alternanza di cinque pezzi veloci con cinque pezzi lenti, abitudine seguita universalmente. I Dj suonavano sempre e solo dance-music per tutta la sera, mixando un brano con l'altro con sapienza da veri musicisti autentici, tanto che spesso suonavano strumenti sui brani che mettevano sui piatti della sala.
Spranga, Mozart, Rubens, Ebreo

    Il vento
  della Baia
Tutto partì da lì. L’era dorata della Disco fatta di soul, blues, equalizzazioni dei suoni, alti, bassi, l'arte del miscelare musica alla perfezione, i Clubbing, il Glamour, le mode di quel tempo, David Bowie, Velvet, Ian Dury, i Tropea. Per noi, tutto nasceva alla Baia. Tirotti fiutò il tutto, grande impresario, portando ai bordi della Romagna una parte di quella magica atmosfera della Grande Mela, creando l’archetipo del "Ritrovo perfetto" aperti fino alle sei mattutine, puntando sempre sulla figura preminente del dj, come dovesse incarnare il Brand del locale stesso, fino a fare del Dj, nulla a che vedere con quelli di oggi, ma proprio nulla, un vero capo tribù, da Bob & Tom, a Mozart e Rubens e Baldelli. Nomi, all'epoca, che aprivano tutte le porte del mondo underground fine '70, inizio '80. E per tanti amici e amiche ho detto tutto.
Lo Studio 54 di Manhattan da cui la Baia prese spunto
Marylin,     Palme,    
Cocco, Columbus
A Tirotti   quest'idea piacque e decise di importarla in Italia. In un locale ascoltò le selezioni di Tom Season e Bob Day, due dj con il ritmo nel sangue e li scritturò per il suo locale. L'acquisto più azzeccato per voltare pagina, e scrivere pagine di libertà e protagonismo al plurale indicibili, indescrivibili, inenarrabili, sbalorditivi, strabilianti, incredibili, supremi, inimmaginabili e inarrivabili. Ho esagerato? Ma certamente. Si, che ho esagerato, ma per chi non c'era però e quindi non potrà mai cogliere l'elettricità spumeggiante che circolava su quel monte dalle 19 di venerdì e sabato notte, alle 8 del mattino, la "Dea bendata" non poneva limiti e per questo non finirò mai di ringraziarla. Perché chi c'era, per poi al mattino fermarsi al "Columbus" di Riccione in fondo a viale Ceccarini, proprio a ridosso del mare piatto e ancora fresco, sa perfettamente dell'energia imperante. Gli adesivi giganti di Marylin Monroe, angeli in gadget, Palme di cocco dappertutto, Jim Morrison stampato negli sportelli delle 2cavalli, muri e dove si poteva lasciare il segno per chi non sapesse dove fosse l'agognata "Baia".
Intervista al Dj Baldelli sul fenomeno Baia degli Angeli. 40 anni dopo
Stop ai lenti,
tutto soul and     sound
Fu la prima  discoteca a suonare musica da ballo "veloce" non-stop, niente lenti, e tanto, ma tanto soul, reggae e Disco Blues, questa era la formula commerciale e culturale vincente. La musica che si ballava nelle 3 piste della Baia, non si sentiva negli altri locali. Bob e Tom, infatti, avevano stipulato un accordo con i rivenditori di dischi della Grande mela che assicurava loro l'esclusiva in Italia su tutte le novità discografiche di N.Y.city. Il grande ingranaggio era oleato al punto giusto per partire. A metà degli anni 70 il botto fu tale che a New York si parlava della Baia degli Angeli di Gabicce Monte, come si parlava dello "Studio 54". Era nata una stella e un Angelo aveva spiccato il volo. Noi, come in trance, assistevamo a qualcosa di potente sia nella forma come nella sostanza. Dire che non vivo ora un grande rammarico per come s'erano messe le cose all'epoca e vedere l'oggi, mi assale un senso di depressione ancestrale che non desidero neppure spiegare, non per mancanza di rispetto, eppoi che centra, ma perché è come girare il coltello infilato nel costato. I nostri sogni avevano trovato la strada. Almeno per un po e così ci parve. 
Oggetto di culto

Bob&Tom agli FdF
Bob e Tom,    due miti, compagni anche nella vita, si recavano tutti i mesi a New York per scegliere le novità da suonare nel locale. Perché i primi  frequentatori della Baia, come me, a casa avevano due piatti (Lenco o Thorrens), un mixer (il Delta), due EffeDieffe per evidenziare alti o bassi, due equalizzatori per regolare il tono del brano di turno e una piastra Sony, possibilmente, con 4 casse della Grundig che pompavano al ritmo più opportunoLa Baia fu anche la prima discoteca in Italia a chiudere alle ore 6 del mattino, poi via in massa al Columbus a Riccione a mangiare paste con crema e cioccolato appena sfornate e cappuccino per riprendersi dall'antico baillame.
    Tutte      queste   accuratezze,
sommate esplodevano in un mix di tendenze vincenti, rendendo il locale rinomato anche all'estero. Nel 1979, fu eletto al 3° posto dei primi cinque locali di tendenza d'Europa arrivando al 3 ° posto. Il primo se l'aggiudicò il  "Merveilleux2000" di Parigi, mentre al secondo si posizionò il "Madness kings tavern London". Erano i tempi dove dalla discoteca venivano lanciati raggi laser in cielo, una "stella cometa", un richiamo al centro di tutto, così sapevamo dove orientarci per raggiungere il locale, l'aiuto serviva, ve lo garantisco, considerata la lucidità di qualcun@. Alla ricerca della Luce, era da vedere così, a quell’età, dai 18 ai 25 anni. Una sera, nell'estate del 1979, vidi una giovanissima e moracciona Loredana Bertè con tre maschi al seguito. Lei sbronza dura, anzi proprio secca. Troppo evidente. Era il periodo che intonava "E la luna bussò". Era un gran bel periodo, il mio. Resounding.
Irrompere l'Immaginario

Ballare     in piscina
Anche in questo la Baia fu la prima in Italia. Irrompere l’immaginario. L'interno dell'edificio ospitava ambienti fastosi ed eleganti, in cemento bianco con foto di Marylin Monroe sparse. Tutto l'interno era illuminato da una batteria di fari posta su un braccio meccanico che poteva muoversi da una pista all'altra. La pista da ballo centrale era circondata da due piscine, mentre un'altra piscina era sovrastata da una passerella in cristallo sulla quale i clienti potevano ballare. La consolle del disc-jockey era posta all'interno di un ascensore con le pareti di vetro. Il dj poteva quindi, a piacere, salire al primo piano, dove aveva una vista completa della pista esterna, adiacente alla piscina. Era anche presente un negozio di abbigliamento che si chiamava Happy Fashion. Il tratto di una generazione che voleva far tendenza sbattendosene della politica.
Grace Jones, a sinistra Baldelli, a destra Mozart Dj della "Baia" nel 1980


Dal
tramonto       all'alba
L'importanza del  locale
Villaggio Calimera Baia degli Angeli 
fu evidente nel triennio 1976-1979, quando la Baia si ritagliò la fama di luogo di tendenza europeo grazie alle scelte musicali innovative ed all'orario prolungato fino all'alba. Bob e Tom lasciarono il locale alla fine del 1977, sostituiti da Daniele Baldelli con Mozart, che diventerà un personaggio simbolo del locale insieme ad una nuova new entry successiva: Rubens, per me il migliore di tutti i Dj in assoluto. La Baia faceva conoscere la propria musica anche con le audiocassette registrate dal vivo, gelosamente custodite come cimeli di un'epoca passata troppo veloce che neanche ce ne accorgemmo che noi eravamo gli attori inconsapevoli di un film che non sembrava vero, perché era troppo innata la curiosità, la voglia di scoprire, la tensione, la passione, l'energia, una miscela esplosiva tipica del mondo giovanile.

Fino a sbaragliare i propri limiti per irrompere l'immaginario e vivere emozioni che la vita non ti avrebbe mai fatto vivere. Così, anche chi non poteva andarci (a metà degli anni settanta pochi giovani possedevano un'auto propria) poteva ascoltare il suono di Baldelli e Mozart in queste Basf o Tdk nel proprio registratore. Stava per finire il decennio più bello del secolo scorso quello degli anni '70, per aprirsi il più apparente, misero e banale, quello degli anni '80.

Gli angeli in cielo di notte
Le selezioni dei due Dj erano uniche e mai sentite prima, edite esclusivamente solo per la "Baia", per dare quel quid di originalità e qualità a dimostrazione che il locale non scherzava affatto e si sarebbe mangiato anche lo "Studio 54 Live Private Club" della grande mela, mostrando un'attitudine e una versatilità non comuni e confrontate con le altre discoteche che ostinate continuavano a riproporre il solito menage notturno. La Baia aveva il magico potere di allentare i freni inibitori e chiunque si trovava in quella location, veniva contagiato da questa febbre di vivere il presente. Mix disco con l'elettronica dei Kraftwerk e il jazz-rock di Jean-Luc Ponty.
Crollò il mondo,
conoscemmo l'eroina
Nel 1979 la    discoteca si trovò al centro di un fatto di cronaca nera. Nel parcheggio del locale venne ritrovato un giovane deceduto in stato di overdose. In seguito all'inchiesta, il locale fu chiuso. La proprietà cercò di riaprirlo col nome di "Nepentha", l'angelo della Baia per antonomasia, con lo slogan "L'unica droga è la musica". Questo locale ebbe poco successo, tanto che la nuova avventura terminò dopo circa un anno. Erano cambiati i tempi. L'energia irruenta che c'animava come fa l'argento vivo dei 2o anni, stava per lasciare il posto alla saccheggio di molte anime. E le vene si aprirono al brown sugar, bianca, oppio fumato con pipe sottili e lunghissime, morfina 0.1 e 0.2, anfetamina, eptadone. La devastazione prese piede per esplodere da lì a due anni come una bomba fors'anche da qualcuno innescata. L'eroina nel 1980 la trovavi in ogni angolo del locale e la rotta non era più quella giusta. Era crollato il mondo, non c'era più quella magia affascinante, quell'incanto alla attrazione e alla bellezza.


La Baia   chiude
nel   1978
Quell'energia durata appena quattro anni, ci ha segnò come un tatuaggio nell'anima, una gemma fantasma, che nessuno che nessuno può capire se non c'è mai stato, per quanto retorico possa sembrare. Ed è impossibile, anche mi chiamassi William Shakespeare, spiegare quel periodo, gli intrecci, i nostri desideri, la nostra vita al di fuori della famiglia non sempre così protettiva come si vuol dire in certi ambienti cattolici tradizionalisti. Si sa "ogni bella 'a mamma sua", come ogni periodo vissuto è sempre il più bello.

A sbranarci l'adolescenza

Tuttavia, scommetto molto sulla Baia e quegli anni travestiti di libertà, di sacchi a spalla e sacchi a pelo per dormire anche per strada col piumino quando andava bene, c'era un'aria da un uomo da marciapiede, dove poteva capitare di tutto. La morte di quel ragazzo ci presentò il conto, anticipando il futuro pronto a sbranarci l'adolescenza. Tempi tristi quelli a seguire. La Baia chiuse nel 1978 vittima del nuovo mondo che forse, anch'essa, aveva evocato. Quegli anni anni coincisero con la diffusione degli eccessi. Ma di questa storia la Baia scrisse il capitolo più divertente, buffo e bowiano, fino a quando non è divenuta tragedia. Una favola, impossibile a ripetere. Troppe alchimie sono cambiate dal 1977 al 1983. Possiamo divertirci col ricordo, ma non è come vivere la Baia. La Baia, ormai, è un gran bel dejà vù.