9 vite per 9 storie
alle
prese con il passato che non passa
Apocalittici
e Vincenti
di Matteo Tassinari
Per quanto un film si sforzi ad essere il più possibile credibile, Paul Thomas Anderson ha dimostrato, col suo "Magnolia", come la realtà venga superata dalla finzione proprio là, nel suo stesso territorio: la realtà. Magnolia, è uno di quei capolavori che prima di morire bisogna aver visto, altrimenti si muore più poveri. L'equazione è di una chiarezza disarmante su cui poggia l'intelaiatura del movie. "Noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiuderà mai con noi". Così recita l'estrema sintesi, il punto dove batte il plesso solare manipura, il punto che accomuna i nove personaggi inventati da chi viene considerato il nuovo Robert Altman, fatto che lusinga il giovane Anderson, ma nel suo stile registico, non c'è spazio per altri autori, anche se "pluridecorati" come Altman.
Miscellanea di Magnolia |
L'ideatore di
questo dedalo di vite che s'intersecano l'una con l'altra, vuole essere riconosciuto come un nuovo regista che col suo cinema si affaccia sulla scena mondiale della settima arte. "Noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiuderà mai con noi". Una frase che imbastisce la miserabile epopea di uno spaccato della profonda America, con tutta le sue inquietudini, angosce, tristezze, bassezze, solidarietà, ipocrisie, tristezze e umanità.
La clip, appena sotto queste righe, è molto calzante all'atmosfera che gravita intorno a Magnolia. Come un fil rouge la frase assume un aspetto sinistro e apocalittico, a dimostrazione che la finzione non fa altro che ripetere la realtà com'è vero il suo contrario, senza capire chi delle due è primaria sull'altra. Ormai dovremmo essere persuasi e vaccinati da questa complicità tra finzione e realtà a cui, gioco-forza, sottostanno senza scelta tutte le pedine del movie, stanando il senso di colpa, il rimorso, l'inadeguatezza alla vita che avanza nelle rinunce legate alla vecchiaia, alla malattia, ad esperienze traumatiche che fendono l'anima. O fatti apparentemente banali e che possono capitare a chiunque, dovunque e straziare attraverso la legge del caos.
9 vicende, 1 destino
Spiegare "Magnolia", è come mettere Geronimo alla guida di una locomotiva a vapore. Si prova un certo senso d'incertezza, di perplessità, indugi per la vastità dei temi profondi raccolti nella pellicola. E' come parlare di un insieme di contributi artistici che fanno di "Magnolia" qualcosa di unico e di troppo vasto, difficile da rendere in tutta la sua rappresentazione esplosiva e contagiosa, illusoria eppure realisticamente integra.
Un passato che non passa
Nove storie per nove vite alle prese tutte con il loro passato e il futuro in manette. Nove trame che sembrano scollegate fra loro, ma che scavando nel passato o aspettando il futuro, prima o poi diverranno un'insieme, un puzzle di peripezie e traversie. Tutto ruota attorno ad una malato di cancro, Jason Robards, imprenditore televisivo e ideatore di un famoso programma: "What do kids know", un giovane maschilista conduttore del programma "seduci e distruggi", la 2° moglie di Earl, Philip Seymor Hoffman l'infermiere, Stanley Spector il bambino prodigio, la cocainomane Melora Waters, Jhon C. Reilly, un onesto poliziotto dedito al suo mestiere.
Il Cast stellare di Magnolia in versione fumetto |
Il sopravvento
del passato
William H. Macy gay con problemi ai denti. Paul Thomas Anderson, spinge a tavoletta il termometro emozionale di ogni linea narrativa per ogni personaggio, ma dimostra di saper governare benissimo il suo cast, tanto da riuscire ad avvicinare ogni burattino come se fosse di carne ed ossa, contrastando il cinismo del Caso con l'arma della compassione. Solo alcune di queste storie sembrano collegate, ma la casualità della vita e il suo passato, prenderanno il sopravvento in tutte le forme. Col proseguire del film, le trame iniziano a intrecciarsi come un Pitone reticolato, lentissimamente, mangia e digerisce in contemporanea un vitello. Il video spiega con grande mano d'ascia, l'evoluzione del film, come dedica sensibile attenzione allo svolgimento dei drammi singoli in un complesso composto da nove vite, nove destini.
Da vedere. Tutti i protagonisti di Magnolia,
con Aimee Mann che canta fuori campo
con Aimee Mann che canta fuori campo
"Noi
possiamo chiudere con il passato,
ma è lui
che non chiuderà mai con noi"
American Magnolia
La monumentale pellicola di Anderson, è la vita casuale secondo il giovane regista, proprio come "American Beauty" è la vita secondo Sam Mendes. Tutto è collegato perché tutto capita per caso, sembrano dirci questi due capolavori per gli amanti dell'immagine, come quando l'anchorman David Frost, per la regia di Ron Howard, inchiodò Nixon davanti al popolo americano costringendolo a scusarsi per le omissioni e gli abusi di potere da lui commessi. Una catarsi.
La crisi valoriale
nella società americana con pluri-argomentazioni. "Magnolia" insiste su pochi temi personali (il passato, la casualità della vita, la compassione, la fedeltà, l'accettazione di se stessi) proponendoli con grande forza d'impeto. Un'altra importante differenza è rappresentata dalla colonna sonora del film di Anderson, suonata all'80% dalla voce calda di Aimèe Mann, alla chitarra su marito. Per gli amanti del genere, una Joni Mitchell del 3 millennio con varianti simili e tonalità delicate come un quadro caduto in disuso.
Melora Waters, cocainomane violentata dal padre |
Piovono rane dal cielo
Non sembra esservi via di fuga dalla tristezza che qui è conseguenza diretta del ricordo, quando arriva una tanto improvvisa quanto risolutiva pioggia di rane, fatto "realmente accaduto in California nel 1995" preciso il regista all'epoca 30enne in un'intervista a "Review". Il malato di cancro muore accanto a suo figlio Mackey (Tom Crusie) omofobico, paranoico e creatore di "Seduci e distruggi" il potere femminile sugli uomini, piange la morte del padre tanto odiato.
Julianne Moore |
Julianne Moore, dopo aver tentato
il suicidio a base di Morfina per il tumore che sta ammazzando il marito. Arriva in ospedale col 118. Il presentatore, colpito da un nugolo di rane piovute dal cielo, fallendo il suo tentativo di suicidarsi deviandogli il colpo in canna poco prima puntato alla tempia, tutto ben congegnato. La figlia Claudia, cocainomane, appare per la prima volta sorridente accanto al poliziotto (Jhon C. Reilly) che ritrova finalmente la "sua" pistola (per un poliziotto, perdere il proprio "ferro" è considerato quasi una disattenzione che solo i principianti possono permettersi, secondo le regole comportamentali non scritte ma ferree di chi è forza dell'ordine pubblico). Pare che ci sia una ripresa dei destini più persi della san Fernando Valley.
Coincidenze insostenibili
Donnie trova conforto e il coraggio di ammettere la propria omosessualità sempre repressa per la vergogna. Due soli sono i momenti riservati alla voce del narratore, la "voce fuori campo" (inizio e fine) ed in entrambi i casi non parla di passato, bensì di coincidenze, come a dimostrazione di un non voler sapere per non dover reggere il peso talvolta insostenibile della verità.
Se Anderson all'inizio parla di coincidenze, andando avanti con gli esempi non può fare altro che ammettere e scoprire l'impossibilità di un tale numero di eventi collegati, che sarebbe terrificante viverne consapevolmente la sequenza. Per questo l'umanità è limitata, come se il limite diventa un auto-difesa personale. Questa è la conclusione del film diretto dall'enfant prodige che dopo "Magnolia", non s'è più superato. Ma non è certo un dovere pubblico, superarsi.
Il trailer ufficiale del film con tutti i 9 personaggi
Limite umano
come auto-difesa
Anderson dimostra un talento incredibile nel mescolare i racconti, nel far vorticare le vite dei personaggi all’unisono con la macchina da presa. "Magnolia" finisce con una affatto accaduto a Los Angeles nei primi anni '90. Milioni di rane di notevoli dimensioni che poi, ad un attento esame di laboratorio s'è scoperto ch'erano rane provenienti dall'India che per mezz'ora sono piovute dal Cielo a ritmo forsennato. Le rane potrebbero non voler dire niente di trascendentale, ma è con la loro illogica e immotivata presenza, che dicono tutto.
Uno splendido William H. Macy |
Letture Parallele
Rane che hanno il sapore irriconoscibile di un intervento dall’alto. Una tregua. Una svista. Un'anomalia. Una malattia. Un'anestesia che mette a tacere tutti i dolori che non svelo per chi lo volesse vedere. Un intreccio di storie molto umane, che rasentano tutte la disperazione senza esserne completamente vittime. Il film in questo senso non è aperto a Dio, ma gli è spalancato da tutti i pertugi dell'anima.
Le rane non hanno alcun senso, ma ci sono. Le rane, ricordano le folate di cavallette sotto forma di cataclisma inelegante e impoetico, lontano dall’incedere incalzante angelico di una figura luminosa, schiacciano sotto al loro peso scrosciante qualsiasi pensiero, qualsiasi problema, tutti i drammi trovando la compassione di qualcuno in una società dove ognuno si pulisce l'ombelico. Le folate di animali di questo genere, hanno sempre avuto anche segnali e significati biblici ricordati nella Sacre Scritture. Confermano il sospetto di un non senso terreno, alludendo in questo modo ad un significato più ampio, più alto certamente, sfuggente all'umano, che distrae e dimentica tutti i fiumi di parole dette senza ritegno e rispetto. Fa rinsavire, scrolla via ogni ossessione e pressione. Tutto questo consentirebbe mille altre letture parallele.
Piovono rane dal cielo, qualcuno si salverà "Aronne stese la mano sulle acque d’Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d’Egitto". (Esodo 8;2) |
Respiri lunghi
per sopravvivere
Le rane sono anche simbolo di una metafora di mille cose diverse. L’oscurità del futuro, la fatalità del mondo, la nostra vanità, una nemesi intima accresce il suo stupore. Qualcosa di non appartenente a questo mondo. C'è chi ha visto nell'episodio della pioggia di rane il fatto che potrebbero voler dire quello che ognuno di noi crede, se non fosse che dopo l’inconcepibile accade ancora ripetutamente l’impensabile. Vi è in questo, a mio parere, una precisa e anche ironica ricostruzione della logica del rapporto uomo-Dio: le rane sono “piaga” formale, sono cataclisma come le cavallette, ma nel film salvano. La pistola cade precisa come il più imprevedibile dei miracoli quando ormai è tardi, quando non serve più, in un impeto di provvidenza disarmata. "Perché noi possiamo chiudere con il passato, ma è lui che non chiuderà mai con noi". Assecondiamoci, quindi. E respiriamo fiati ampi e lunghi. Perché Magnolia è una monumentale quanto desolata e triste foto impietosa di un'America al nettare di cianuro.