Notti notturne

martedì 5 febbraio 2013

Pussy Riot in Siberia (3)

Una preghiera      a
Maria per      la libertà

di Matteo Tassinari

Marija Alechina, Nadezda Tolokonnikova ed Ekaterina Samucevic (d’ora in poi Nadja, Masla e Katerina), le Pussy Riot che dalle navate della Cattedrale di Mosca hanno innalzato per 40 secondi in diretta mondiale la loro preghiera punk, ora sono rinchiuse in colonie penali per tre anni. L’accusa è di “blasfemia, vandalismo motivato da odio religioso e ostilità verso le autorità”. Tutto per 40 folli secondi che hanno inchiodato gli occhi del mondo su quanto stava accadendo nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Una preghiera Punk, invocando l’intervento della Vergine Maria per la liberazione da un potere opprimente che lo zar Vladimir Putin, il gay macho più frocio della terra, perpetua a danno del "suo" popolo. In termini psichiatrici, gli studiosi, la chiamano "tendenza omosessuale macho-culatona”. In pratica come i Village People, il gruppo musicale degli anni settanta dove ad esibirsi c’erano un consorzio di travestiti d’ogni tipo. Al processo d’appello a Katja è stata concessa la libertà vigilata, mentre Màsa e Nadja sono state trasferite in colonie penali, rispettivamente in Siberia e Mordova.
Nadja e Màsa prima d'essere disperse nella sperduta Siberia
 I Gulag al tempo di Putin

Colonie penali, le chiamano. In Siberia le considerano uguali ai vecchi Gulag. Con gli stessi intendimenti e finalità. Si va dalla spoliazione delle proprie convinzioni alla "profanazione" della personalità attraverso metodi violenti e privazione dei diritti fondamentali, frustrazioni e riduzione in schiavitù. Ma in quei fantastici, irripetibili 40 secondi, Putin non gli devono essere proprio piaciuti. 40 secondi per non morire, e che hanno fatto breccia in una dittatura silenziosa, ma terribilmente feroce e opprimente. “Prima di tutto viene quello - dice Nadja dalla sconfinata provincia di Perm all’inizio della Siberia. "Neanche la paura del Gulag o Colonie Penali, dove mi trovo ora e chissà fino a quando rimarrò. Qui, se duri un anno, in queste condizioni, sei già fortunata. Bisogna essere forti, soprattutto moralmente, convinte e ferme sulle proprie idee che Cristo è con noi e non con il Patriarca russo Kirill. Se ti lasci andare fai il loro gioco e sei finita senza che nessuno possa vederti, perché qua non esisti e la propria assenza la vivi quotidianamente. Non vedo mio figlio da quel giorno che ballammo nella Cattedrale di Cristo Salvatore”.

Morire per delle idee?
“Ora mi tornano alla mente tutti i libri letti e scritti da Aleksandr Solzenicyn”, lo scrittore e storico russo che attraverso i suoi scritti ha fatto conoscere al mondo le mostruosità avvenute nei Gulag, paragonati ai campi di sterminio nazisti ma ritenuti più silenziosi anche se le vittime, affermano gli studiosi, sono certamente di più. Erano considerati i campi di lavoro forzato per i dissidenti del sistema sovietico.“Mi sembra” continua Nadja, "di sentirlo parlare.
Finalmente capisco
in pieno il senso di quelle parole. Qualcuno che parla di rivoluzione vera e a tutti i costi, basta con le teorie e alle analisi, piantiamola di parlarci addosso, smettiamola di dire, dire e non fare nulla. Servono gesti forti, azioni che portino l’attenzione sulla repressione del due politico religioso, Kirill e Putin”. Viene in mente “Morire per delle idee” di De Andrè, dove irride i Movimenti italiani dal ’60 ad oggi cantando: Ora se c'è una cosa amara e desolante, è quella di capire all'ultimo momento che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento, moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta. Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio lo predicano spesso per novant'anni almeno”. Sempre geniale Faber, libero da ogni schema di parte e qualsiasi bon ton, dai Rolex agli Eskimo di una volta.
E' già leggenda
  Attacco a seni scoperti              
Il motivo per cui è nato il Movimento Pussy Riot e la performance della Cattedrale, s’inserisce in una serie di “attacchi” pacifici, a seno scoperto, suonando musica rock con chitarre elettriche, ballando, cantando, urlando l’infamia dell’amministrazione putiana che tanto piace a Berlusconi. L’unico Movimento come risposta allo scriteriato sodalizio fra Putin e la Chiesa russa. Una corporazione che mozza il fiato alla carotide del popolo attraverso una dittatura silente ma di pietra. Il Patriarca Kirill, complice in modo orrendo, ha più volte evangelizzato i fedeli in Cristo al nome del politicante Vladimir Putin e del suo mafioso establishment, insistendo senza freni nell’esortarli a non partecipare alla manifestazioni di protesta contro Putin e di votarlo. Questo è la base da cui nasce l’indignazione di un movimento mai visto prima nella storia rivoluzionaria, fatto di sole donne decise a performance che non sono rimaste all’interno della cortina di ghiaccio imposta dal satrapo nazifascista. 
Chissà perché piace a Silvio? Truccato mi ricorda il Joker
Sull'Altare, il luogo
del      Sacrificio

Penso che fosse proprio necessario, indispensabile cantare dentro la cattedrale la canzone “Maria Vergine, liberaci da Putin” e non fuori o ai margini della cattedrale, ma proprio là, sull’altare del Sacrificio, luogo severamente privato alle donne, quindi giudicate doppiamente simbolico e controcorrente. In un volantino reso pubblico dalle Pussy Riot di Mosca, si legge: “Siamo rimaste sorprese dalla campagna violenta e diffamatoria che ne è seguita” al punto che l’attore ‘tricheco biondo’, Gerard Depardieu, più largo che alto, scappato dalla Francia per diventare cittadino Russo a tutti gli effetti e affetti economici, ha detto: “Neanche a Parigi succedono fatti di tale gravità” riferendosi al concerto delle Pussy nella cattedrale. “Sicuramente in Francia le avrebbero date fuoco a quelle pazze scatenate” giusto per imbonirsi il macho Putin e alleggerire la posizione delle tre donne.

Gerard Depardieu (soprannominato Cassapanca) e Putin che gli sta lontano.
Infatti, l'idea che gli puzzi l'alito e la cute, la da il "bisteccone" francois

"Putin s'è pisciato addosso"

Ma sembrano davvero fatte di una tempra coriacea e compatta, le “Giovanne D’Arco” di Mosca. “Le minacce che abbiamo ricevuto sono sproporzionate al nostro attivismo. In realtà, crediamo che Putin si sia voluto vendicare di quella volta che abbiamo cantato ‘Putin si è pisciato addosso’ nella Piazza Rossa coperta dalla neve e dalle persone divertite. Noi, felicissime, abbiamo alzato al massimo il volume e i watt che le nostre casse possedevano, affinché la notizia della pipì dell’Imperatore fuoriuscita dal water, si sentisse il più lontano possibile” ha detto Màsa pubblicamente al termine del processo.  Il fatto che Dmitri Medvedev, primo ministro di tutte le Russie, si sia esposto così nettamente riguardo la questione delle Pussy Riot e a loro favore chiedendone la liberazione immediata, sta a significare, secondo tutti gli analisti che conta quasi nulla nella terribile verticistica gerarchia del potere russo. Chiaramente, l’esibizione nella cattedrale di Cristo Salvatore ha offerto il pretesto ufficiale per sbatterle in Siberia e togliersele di mezzo una volta per tutte, appoggiato da tutti i media e Poteri forti. Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che nella storia Sovietica, l’obiettivo dei sovrani russi dei Gulag, non era quello che la pena venisse scontata, ma che ad un certo punto, imprecisato, della pena, succedesse qualcosa d’imprevisto e irrecuperabile all’internato\a. In Siberia, tanto, sparisce tutto, scriveva Aleksandr  Solzenicyn in un suo libro



Rivoluzione      in rosa
(e   gialla)

Ora, le autorità russe, è notizia di pochi giorni fa, si sono ulteriormente imbaldanzite e offese, perché nel brano “Putin si è pisciato addosso”, le Pussy, iniziano a cantare dicendo: “Rivolta in Russia!”. In queste parole i burocrati e autocrati del Cremlino hanno colto "sentimenti, intenti e finalità sovversive, atte all’istigazione insurrezionale da parte di attivisti molesti per la quiete pubblica”. Nadja, considerata una delle strateghe del Movimento, si trova nel Gulag di Perm in Siberia a fianco del fiume ghiacciato Kama e ai piedi dei monti Urali, disse quando ancora era in libertà: “Così impara a non portare i pannoloni”, ironizzò riferendosi a Putin in una conferenza stampa dov’era presente anche il campione del mondo di scacchi e attivista Garry Kasparov.
Quando il senso della misura è pura propaganda
"Cristo, nella Russia di Putin,
sarebbe     un teppista"


E’ difficile sopportare la lontananza da chi fa parte della propria vita: “A me non mi ferma neppure la consapevolezza di rischiare il Gulag a causa del mio attivismo” dice Màsa  dispiaciuta per il fatto che gli è vietato leggere. “Non ci è permesso ricevere libri. Mia mamma mi ha spedito la Bibbia, l’unica eccezione. Ma ancora non è arrivata”. Gesù fu accusato di blasfemia da Kaifa, sommo sacerdote e capo del sinedrio ebraico. Oggi, 2mila anni dopo e con l’articolo 213 della costituzione russa, Cristo sarebbe stato accusato di teppismo. "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali. Più umilmente, io predico ballando nella Cattedrale di Gesù al suono del Punk Rock, la mia libertà. Predico senza volere nulla in cambio se non la possibilità di vivere in un posto dove si possa parlare di ciò che si vuole e non si è sottomessi ai sempre più pochi ricchi e sempre più potenti. La Russia, sta marcendo perché i russi non si rivoltano e la chiesa Ortodossa è collusa alla mafia della Duma” conclude la corrispondenza di Màsa.
Un arsenale alla fine della guerra fredda mai esplosa nel film "Lord of war"


I nuovi
ricconi russi
La Russia, secondo un rapporto di "Médecins Sans Frontières", è tra i primi dieci Stati più corrotti al mondo. La corruzione, l’abbruttimento dello Stato sociale ormai inesistente, soprusi di ogni genere sedati con la violenza e l'omicidio, dipingono un Paese che s’è trovato con gli arsenali pieni e le guerre terminate. Molti ricchi russi sono divenuti tali grazie al commercio mondiale di quelle armi in disuso per gli arsenali, ma non per le guerre in Africa, dove vengono pagati in diamanti, droga o materiale utile all’industria bellica moderna. Chi compra più i Kalasnikov Ak-47, se non quelle popolazioni come la Siria, o tutto il Corno d'Africa, che insanguinano le strade e campi al ritmo di centinaia di morti a massacro, cioè quando ancora dai media come notizia non è considerata una tragedia? Oggi, per farla corta, la Russia è diventato un Paese che s’è allargato troppo e in silenzio e che ha ruoli di primo livello nei rapporti import-export in affari di turpi origini: armi, droga, pietre preziose, prostituzione, organi umani, esportazione di modelli mafiosi. Una polveriera pronta ad esplodere e far molto rumore.
Le Pussy Riot durante i loro 40 secondi di protesta
contro Putin nella Cattedrale di Mosca



40 secondi per denunciare Putin

Queste tre donne, poco più che ragazze, sono di costituzione culturale e intellettuale alta e non hanno nulla a che vedere con la Ciccone o Yoko Ono che hanno subito raccolto la palla al balzo per offrire la loro solidarietà a chi non l’aveva chiesta. No, loro non ascoltano la Ciccone dagli Abruzzi e sapranno per notorietà chi è la Ono, la donna che uccise i Beatles, e se ne curano poco. Parlano invece molto del filosofo Nikolaj Aleksandrovic Berdjaev, dissidente anticomunista, espulso dalla Russia dai Bolscevichi per emigrare in Francia o di Michail Bulgakov che non appoggiò mai il regime di Stalin e per schernirlo, in molte sue opere come “Cuore di cane” o “La corsa”, lo derideva attraverso slogan davvero raffinati. Le Pussy Riot non hanno solo monopolizzato le luci della ribalta mondiale con poco o nulla (ma tanta spregiudicatezza e creatività da spaccare!) e grazie alla loro disperazione e i loro abiti dai colori sgargianti e vivaci, i passamontagna colorati forte, rosa, gialli, verdi, blu. Qui sento odore di santità.

Protesta Pussy Riot, Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

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Nadja in uno dei trasferimenti per poi sparire alla periferia di Perm in Siberia

L'asse    Tiennamen-Mosca
Le attiviste incarcerate sono esperte di repressione putinista, lo si capisce dai loro florilegi passati, dalle loro lettere. Allo stesso tempo però riescono a sfoderare un sarcasmo irresistibile. Quando penso alla canzone “Putin si è pisciato addosso” comincio a ridere, un riso amaro, d’accordo, ma la risata è assicurata. Come è assicurata la commozione per queste belle, dolci e forti donne. Soprattutto il loro reale indignato stupore per il regime che le vuole stremate e servili, che le ha rinchiuse ricoprendosi di vergogna come tutti sanno, mi ha conquistato. Si quell”’indignato stupore” mi ha steso. In questa fase dobbiamo essere il megafono delle loro straordinarie imprese e voci illuminate. Anche se in prigione, le Pussy Riot stanno vincendo agli occhi del mondo, come il ragazzo che in piazza Tiennamen fermo una colona di carri armati con due bandierine. Certo, per loro, e chissà per quante altre persone, non è così semplice, ma sono loro per prime a darci il coraggio, la forza di dire no a chi ti vuole cambiare, a chi non gli stai bene così come sei e allora ti devasta fino allo sconquasso totale, fisico e psichico. A voi non tremerebbero le vene celesti dei polsi?
L'artista Petr Pavlenski si è cucito la bocca a sostegno delle Pussy Riot
Le vuole stremate e servili
Nadia, invece, dice di non essere irritata per il fatto d’essere rinchiusa in una Colonia Penale in Siberia. Nutre però un rancore politico, vero come il mio nome, dalle dimensioni colossali. Gli è insopportabile la negazione di qualsiasi libertà: “E’ sul campo dei diritti civili che si gioca il destino del mondo”, ha detto Nadèzda o Nadia. “Bisogna scorgere il disegno superiore nei piccoli gesti, la tendenza precisa in un insieme di segni che sembrano casuali, ma che in realtà sono originati dall’insopprimibile desiderio di poter essere chi sono, senza dover piacere per forza a qualcuno che t’impone un regime di vita che è avverso al nostro”.
Il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, Patriarca di Mosca. 
Solo il suo orologio costa 25 mila euro. Alla notizia, lui ha smentito

Siamo tutti    Pussy Riot
In un volantino precedente alla ballata punk rock in cattedrale, a firma delle 40 ragazze che hanno partecipato all’intera impresa, c'era scritto: “A preoccuparci è il fatto che lo stesso luogo sacro che lei, Patriarca Kirill, crede profanato da noi, sia indivisibile da Putin! Ecco perché cantiamo alla Madonna con fede autentica di cacciare da questo posto chi disonora la casa di Cristo. Lei,  con il suo comportamento politico, economico, sociale e religioso disonora i più alti ideali umani in Russia e tutti i precetti della fede come un’offesa a ciò che è sacro. Nella preghiera-canzone abbiamo espresso il nostro dolore, condiviso da milioni di cristiani russi, perché lei, Patriarca Kirill, ha permesso che la religione diventasse l’arma di una campagna politica sleale, perché ha spinto i fedeli a votare per una persona le cui azioni sono ben lontane dalla realtà divina. Noi non possiamo avere fiducia in lei Patriarca Kirill se permette e incarna questo comportamento che del cristianesimo non ha nulla. Anzi, senza forse, il sistema politico russo, è lontano come il sole dalla terra, riguardo alla voce della rivoluzione per disperazione e libertà. Pregheremo per tutti coloro che ci augurano di scontare anni e anni di prigione e tortura in questo inferno bianco, dove esiste solo la neve e finestre con vetri spezzati. Nel mondo d’oggi non si può considerarsi cristiani e volere la prigione per come viene considerata”.

















E' tanto, troppo di più

Quel che fa più rabbia in questa storia, è che un fatto del genere, così palese, evidente, chiaro, che è riuscito ad andare sotto i riflettori dei magici Network principali americani, panarabi e di tutto l'oriente, Europa compresa ovviamente, non può chiudersi facendo finta che non sia successo nulla. Perché qualcosa è successo quel pomeriggio in agosto in cattedrale. Oggi e per sempre, siamo tutti Pussy Riot!, guai a colui\ei che pensa ad una bravata adolescenziale. E' tanto, troppo di più.