di Matteo Tassinari
Potere non è un termine che gode di buona considerazione nel nostro tempo. Inviso persino a chi lo esercita e dovrebbe gestirlo con fermezza e determinazione. I potenti spesso si schermiscono, evitano di usare il proprio potere, lo rifuggono. Chi per non assumersi scomode responsabilità, chi in nome della condivisione delle decisioni, chi per nascondere decisioni poco trasparenti.
La fandonia fatta persona
Il potere non fa le cose giuste,
fa solo la storia
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“Io non ho potuto”, “Io non posso”, “Io non potrò”, sono le espressioni che più spesso vengono pronunciate dalle persone che esercitano un ruolo di comando nel mondo del lavoro come nelle istituzioni. Il dirigente di un comune che si accorge di un illecito o di un'irregolarità e rinuncia a perseguirla per non mettere a rischio la propria carriera, è un politicante di mestiere farabutto e corrotto. Il giudice benevolo nel processo che riguarda l'esponente di spicco della politica di turno, che per non compromettere relazioni amicali e professionali, decidono forfettariamente, anche senza parlarsi, di non inforcare nessuno alle sue responsabilità esercitate in quanto personaggio di potere, nel nome della Patria, certo, della Patria.
Anche Pasolini era un patriota, cioè uno che amava l'Italia, non un forcaiolo stile Salvini. Solo chi è di destra può nominare il termine "patria"? Sarebbe un grande sbaglio lasciare un argomento così importante ad appannaggio della destra, con una sinistra che non s'accorge mai di nulla e quando i fatti succedono cadono sempre dal pero. Soprattutto Bersani, il pontiere con CL da parte del Pd. Ah, bel compito, caro Bersani. Io ci credo, in modo anarchico o libertario, ma ci credo nella Patria e la sua difesa. La dirigente scolastica che chiude un occhio di fronte all'insegnante inadempiente, per non dovere gestire conflitti e gelosie nel proprio istituto, è un'inetta incapace oltre ad essere un peso per la società che la paga già lautamente.
Sfinitezza
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E la società pare particolarmente benevola con l'uomo o la donna di potere che, pur potendo, non fa e si affretta a trovare le giustificazioni del caso. Per di più bisogna essere consapevoli che la nostra debolezza, debilitazione, fragilità, i nostri errori, astenia, esaurimento, imperfezione, sfinitezza, spossatezza, sono la forza reale del Potere alto, come l'uomo che vedete qui sotto, passato alla storia come un grande statista pur essendo un pluriomicida in Vietnam.
Forse non tutti sanno che Henry Kissinger è stato capace di fare una cosa che pochi altri sono riusciti: trasformare popoli come quello del Vietnam e Cambogia, popolazioni pacifiste e autonome ci dice la storia, in stirpi agguerrite e assassine, per difendersi dagli attacchi di guerriglia al Napalm sganciati dagli Stati Uniti, con Kissinger in primo piano sulla scena. Nixon era impegnato a sblaterare al Congresso tutte le panzane relative alla guerra e avere il favore politico della Casa Bianca
Dopo anni di retoriche farlocche del governo allargato, della condivisione delle decisioni, del rovesciamento del potere verso il basso, forse dovremmo ricominciare a ripensare al potere come ai suoi elettori. Henry Kissinger ebbene a dire che il Potere è: “l'Afrodisiaco Supremo”. Questo signore, il macellaio di guerra col nobel per la pace, è il bluff più grande della storia.
Kissinger che parla dell'ordine globale
Infatti, nel 1973 fu insignito del Premio Nobel per la pace, promettendo la conclusione della guerra in Vietnam per poi continuarla e promise pure la restaurazione della legge e dell'ordine in un paese dominato dalle proteste “nere” e contro la guerra e dai disordini razziali e, appena eletto, non perse tempo a definire il suo staff come il migliore che l’America abbia avuto perché è stato capace di mettere ordine laddove c'era il disordine.
La faccia dice tutto
Il Potere ha
il volto stanco
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Il potere è l’afrodisiaco supremo. Non c'è nulla di peggio di un mondo in cui tutti decidono, nessuno decide, nessuno e responsabile di quanto si è deciso, nessuno paga e risponde per le decisioni prese. I più disagiati sono le prime vittime sociali. La politica è merda. Il potere è quello spazio, stupendo e tragico, di solitudine e di vertigine, di volontà e di azione che un uomo o una donna si trovano per una fase della vita a disporre. E come disse anche il vostro Andreotti: “Il potere logora chi non c’e l’ha”, e aveva ragione, il gobbo.
Potere di seta
Non mi è mai piaciuta, sia chiaro, però una cosa brillante fu detta anche da Oriana Fallaci: "Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barbe lunghe, vocioni che abbaiano. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza". Grande intuizione. Perché, quando si tratta di controllare gli esseri umani non c’è miglior strumento della menzogna. Tra i vanitosi c’è certamente Margaret Thatcher che al discorso di apertura della sua presidenza, tuonò spiatellando apertamente: "Essere potente è come essere una signora", "se hai bisogno di dirlo, non lo sei". "Tu come signora fai schifo, ma come persona sei peggio!". Come si può vivere, se voltandoti vedi solo (o anche, vista la fibra) migliaia di volti che non ci sono più per causa tua?
PPP, dette la vita a tutti noi per un potere corrotto e omicida |
I beni superflui rendono superflua la vita
LA CASTA DEI CASTI |
Il Potere non ha moralità
Al contrario Sofocle, lo precedette dicendo che: “non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede gestire il potere”. Quel tempo fugace e rapido in cui loro, e solo loro, possono agire e, se non agiscono, nessun altro potrà farlo per loro. Non è il potere a doverci inquietare, ma la paura, quella paura che corrompe i nostri pensieri e i nostri gesti. Perché quando il potente vive nel timore di perdere il potere che ha conquistato e il senza potere vive nella paura del castigo del potente, i loro destini divengono indissolubilmente legati.
voce Birmana
Ma c'è sempre possibilità di non farsi sovrastare dalle paure. Mi viene in mente la tenacia del presidente Abramo Lincoln, l'uomo più potente del suo tempo, disposto persino all'abuso e alla forzatura delle regole pur di ottenere l'abrogazione della schiavitù in America. Mi viene in mente il coraggio di Aung San Suu Kyi, la più fragile e impotente voce della Birmania, premio Nobel per la Pace, disposta a sfidare il potere, senza paura, attivista da molti anni nella difesa dei diritti umani sul teatro del suo territorio, vessato da una dura dittatura di tipo militare. Non lo sappiamo, ma gli eroi esistono, purtroppo, perché una società bisognosa di paladini è una società malata fino alle radici.