Notti notturne

domenica 23 settembre 2012

Calypso e banane



Ultime notizie

di Matteo Tassinari
Quello che è successo, è indiscutibilmente accaduto. Come discutere di che colore sono gli zoccoli della zoccola. Nulla, niente di tutto ciò. Inutile accapigliarsi sul presente. Semmai sul futuro, ma il presente non è più credibile. Siamo stati felici soltanto nelle epoche in cui, avidi nel nostro annientamento, con entusiasmo accettavamo il nostro niente sbucciando banane e ananas al suono equatoriale del Calypso. Oggi ci facciamo le pippe mentali perché non abbiamo fatto neanche un viaggio in Thailandia o una settimana bianca a Tropea. In tv va di moda dire "detto questo", sintesi perfetta e mai cercata, dei prodotti e derivati della politica berlusconiana, col punzone dell'abominio. Non sono un animale domestico come un gatto o un cane, sono più cannibale a dispetto di tutto quello che c'è in me dello spirito della foresta.
L'importante è non spingere
Appesi all'imene
Meglio essere un pirata che arruolarsi in marina era il motto di una parte di mondo che non centra nulla con l'Ikea, l'annientamento del gusto, lo sfracello del gusto e del designer, il pozzo senza fondo dell'originalità. Ma spesso la vita di un uomo si trasforma in un cancro per le ammaccature continue e si gonfia in una massa violacea come escrescenza in zone scomode anche a dirsi. Io ero là, dove Apicella rivelava di essere la reincarnazione di Janis Joplin. Con "Il mio Pinocchio fragile parente artigianale di ordigni costruiti su scala industriale". Stacco. Scenario sudamericano.

Della soluzione
un enigma

     Sono talmente appagato
dalla mia solitudine che il massimo appuntamento è per me la crocifissione, qualsiasi. Qui a destra c'è la Crocifissione come l'immaginò il grande pittore francese Eugene Delacroix, oltre che abile litografo e realizzatore di illustrazioni per diverse opere di ShakespeareSir Walter Scott e Goethe.
E’ vero che l’arte non insegna nulla, tranne che il senso della vita. Perché artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma e Lele Mora dimostrerà la propria intonsa verginità, evidenziando l’imene intatto.
Fiero poi se ne andrà da Emilio Fede, due vecchietti che nell'arco di un paio di mesi sono passati da stati di idolatria per passare ai sottoscala. Il passo è breve, ricordate Marrazzo Governatore del Lazio sospeso perché trovato in possesso di cocaina e un trans? Non sappiamo nulla della cocaina, ma l'attrazione dei transessuali è rimasta e quando c'è l'amore io giustifico tutto. Povero Marrazzo, ma lasciatelo andare tranquillo dalle "brasilere". Solo un consiglio: mettiti il preservativo, alla fragola o limone non importa, ma non dimenticare il cappuccio. 
Vanità bicocca, cioè, carogna
Come una Bad Girls Punk Pussy della banda Cow Girl di via Olgettina, Pulzelle sgallettate con molta fuffa in bocca, denoto quanto sia profonda la ferita dell'assenza del pensiero, inteso come riferimento culturale per se stessi e come viene mescolato con disinvoltura al niente. Certo, lo sanno tutti, ma questo è un deterrente. Ormai siamo abituati più allo sconcio che al concio. Cinne targate e consumate da un finto martirio si possono vedere nei Network che sgalletano col deretano altrui dicendo che è il proprio o il nuovo talento letterario che nel suo piccolo ha già riscosso un discreto successo con 278 "mi piace". Urca. E' un gioco al massacro, che si basa sul ballo delle vanità al ribasso, a cominciare dalla mia e poi la tua è pronto il falò. Tutta la giornata proseguirà sull'onda del non sapere cosa scrivere e non vedere l’ora di scriverlo. "La vanità bicocca e carogna che non conosce gogna" dicono certuni, perché nel loro intimo pensano che poche cose al mondo sono tanto insopportabili quanto un buon esempio incorniciato. Scatole d'argento ti, regalerò!
Non è Scalfari, è Narciso


Non piacere, è libertà
Per questo ho deciso di smettere di preoccuparmi di piacere alla gente. E' un mio diritto e lo rivendico. Come ognuno dovrebbe fare: “Rivendico di non dover piacere ad alcuno!”. Il fatto è che nessuno se ne fotte ‘na mazza di te, di me, o di te o di chi vuoi. Però è liberatorio sentire che è un mio sollazzo il non piacere un cazzo. Sentirsi come un elefante in un negozio di porcellane, è il mio vero desiderio! Un cane in chiesa? Bellissimo! Non rubare ed essere iscritto al Pdl? Magnifico! Un nero alla Casa Bianca? Certamente! Ma questo c'è già. D'altra parte, chi può negare l'importanza della pelle come nostro indumento migliore e far finta di nulla? Solo allora il pallore del volto ci mostrerà fino a che punto il corpo può capire l'anima. Per il resto è sempre la stessa musica. Te la canta De André: "Ezra Pound e Thomas Eliot, fanno a pugni nella torre di comando, mentre i suonatori di calipso ridono di loro".
Dedicata a Napolitano
L'orgoglio è la "virtù" dei deboli
L'ho sempre pensato, l'orgoglio è il conforto dei deboli. Nell'arte, l’accostamento dei colori conferisce poi un preziosismo peculiare. Klimt, ad esempio, sa fondere abilmente le suggestioni giovanili dei mosaici ravennati con i fascini del decadentismo letterario francese e la psicanalisi visionaria (considerata tale per quei tempi) di Freud. Per Berlusconi, invece, e tutti coloro che l'hanno votato, l'importante è avere tante idee, anche se nessuna vissuta. Un'amalgama filamentosa per quanto tigliosa della sfera emotiva evoluta in fase botulinica. Tratto da "L'uomo di plastica", un libro bellissimo e che non so se sia mai esistito. Leggetelo. Il mio "amico", scrittore e filosofo rumeno Emil Cioran (ehhh???), avrebbe sottolineato che la vera vertigine, a quel punto, sarebbe stata l'assenza di vera follia. Di quella ne siamo strapieni, comunque grazie per il pensiero. Sapessero la felicità che mi debbono quei figli che non ho voluto sino ad oggi, 24 settembre 2013, il giorno esatto del mio 50° preautunno. Ragazzi, i giorni più belli dell'anno sono questi, non fateveli scappare. Non annusate anche voi quest'aria di ripensamento?



Il Lettore e il Fannullone

Lettore fannullone, potrai supporre senza che te ne rimbrotti la promessa, ch'io vorrei questo furetto che t'avverta che sentirai parlare di me con tua somma distruzione, vivendoti nella polposa carne. Come un tumore. Nessuno vi ha mia detto: "Lei ha un tumore". Eh, è un bel momento, vitale. Ma non mi fu dato alterare l'ordine del Creato secondo la quale ogni cosa genera eventi simili a sé. Cosa vuoi che realizzassi l'innocuo mio asettico e incolto cervello, se non l'argomentazione di un satiro di boscaglia?
E ben ciò si attaglia, che è diverso da attanaglia, a chi fu generato in carcere, laddove ogni malagevolezza è regnante e l'ingiustizia regna pregnante. Il furetto della boscaglia ha il sonno lieve, luogo delizioso, amenità delle campagne, sobrietà dei soffitti azzurri, il cicalar delle sorgenti, la serenità dell'anima, sono energia e azione a render gravide ancor le più sterili Muse e rendono folli detenuti in una bicocca spelonca, tuguri dimenticati dal sole, affinché la luce colmi l'universo di splendore. Mi berrò un pò di Mimosa per starmene un poco tranquillo nel vuoto della mia malattia che ha dato origine a varie malattie. Mi chiedo quato dovrò vivere ancora così, come un mendicante, un povero nulla facente, un inetto malato, da suo fratello tanto odiato.
Un cucchiaio di mimosa nel polsino slacciato
Dunque: lo scrittore che pubblica i suoi libri o che li ritiene comunque degni di pubblicazione, non deve confondere la propria igiene privata con l’atto di proporli alla lettura altrui. Se ciò avviene, si tratta o di una deplorevole forma di esibizionismo o di una non limpida operazione commerciale, cose entrambe che nulla hanno a che fare con la sobrietà della letteratura, solo spregevoli attacchi nel nome di Lei stessa, come le guerre in nome della religione. Lo scrittore scrive e pubblica i suoi racconti in quanto ne avverte la ragione, ma anche perché ritiene di avere qualcosa di valido da comunicare ai suoi simili. Altrimenti, dovrebbe limitarsi a scrivere per se stesso, così come per se stessi ci si dedica alle proprie necessità fisiologiche o ai feticci da noi misteriosamente coltivati. Come un uomo non è un pigro, se è assorto nei propri pensieri. Esistono un lavoro visibile ed uno invisibile. Tuttavia il problema è per chi ha una percezione ben misera chi non vede l'esplosione della sovrabbondanza nel cuore stesso e del senso della misura. Sai quali sono gli spazi più felici? Quelli creati dai libri rapitori. "E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa, nell'imbuto di un polsino slacciato". Che abominio l'individualità vanitosa.
Altri due ottimi esempi di eccesso di narcisismo



Sogliole alla
Padovana Narcise
Infine ci sono quelli del dibattito della sogliola, chi non si perde un saggio di Toni Negri e chi si divora la Klein. Sono gli stessi che non si perdono una conferenza di Fofi o Abruzzese, quelli che fanno 30, mai 31. E sono candidi, candidi come l'acre petto squinzio. Poi si dedicano al foglio sacro La Repubblica del radical-chic Ezio Mauro, dileggiandosi nel sapere che Scalfari pensa che la vita finisca senza possibilità dell'aldilà, che il cardinale Martini crede alla fine dei tempi che la vita rientri nel grembo e Mancuso che nega che la fede in Dio sia un vantaggio conoscitivo ed etico. Lui, nel suo mondo immondo, non fa altro che ripetere queste insane sciatterie che altro non servono che nel tenerlo più imbrigliato di prima tra vecchie catene che mai lasceranno il suo cervello ormai avviato al massacro, lungo e invisibile. Il bello (che in questi casi è sempre "il brutto") è che si ripete più o meno la stessa identica cosa sotto l'egida di "Conversazioni filosofiche" da circa 20 anniSempre la stessa pappa riciclata riscaldata e ormai involuta.
Charles Péguy
Come diceva Charles Péguy le “curie clericali” e le “curie anticlericali” si trovano sempre accomunati dal loro orizzonte, che infine è un orizzonte politico e di potere. E' il solito percorso, il radicale inventa le opinioni, quando le ha sperimentate oppure no, interviene il conservatore e le adotta per usarle senza costrutto se non personale: come non sopporto la Movida dei filosofi undeground! Intellettuali inventati, intellettuali d'oggi, idioti di domani, riapplicatemi il cerebro che è sufficiente ai miei occhi, profeti molto acrobati della rivoluzione, fate attenzione a bruciare col Petrolio di Pasolini numerosi tampax per l'anima sanguinante delle sevizie dei vostri rifugi, passate il vostro tempo come lo passa il sorriso di una dentiera. Vi sono dei limiti oltre i quali l'idiozia dovrebbe essere controllata, pena, il dissoluzione in marcescenza d’ogni umanità.
Sorella Solitudine
Da ficcare il mio naso tra i denti di Umberto Eco e scaraventarlo per terra addosso a me, un gesto naturale, spontaneo, dopo tutte le cazzate sparate sulla fenomenologia di Mike Bongiorno e le sue bustine di Minerva. Eppoi mi vengono a dire che i giovani d'oggi non hanno riferimenti, meglio non averne che avere sempre quelli da 50 anni. Purtroppo la proprietà della libertà è caduta nelle mani di una società per azioni e siamo noi ad avere il pacchetto di maggioranza, ma non riusciremo mai ad uscire dai nostri gusci di noce vuoti, rimanendo tutti insieme in questa buffa solitudine solipsistica. Per il narcisista il mondo è uno specchio. Per questo sono persuaso che  non sia grazie al genio, ma alla sofferenza e solo grazie ad essa, che smetteremo di fare le marionette.

sabato 15 settembre 2012

Miss Italia è da ricovero


Uno show    da rottamare
Sciupio     penetrante di      bagatelle

di Matteo Tassinari (in ospedale)

Quando si è ricoverati in ospedale, non potendo quindi uscire e farsi una passeggiata sul lungomare e toccare il culo alle signore per ovvi motivi legati alla propria salute, a volte può capitare di guardare Miss Italia. Questa scelta però impone una condizione: non bisogna stupirsi di nulla di ciò che si vedrà, ma più di ciò che si sentirà. Per due sere consecutive, insieme a Gabriele, abbiamo guardato lo scempio andato in onda a Montecatini “condotto” dall’adultolescente Fabrizio Frizzi. Mi vergogno dirlo, ma io e il mio amico di camera, siamo morti dal ridere, seppur guastati in varie parti del corpo, notare lo sciupio di penetrante bagatelle e inezie capitanate dall’indomito cavaliere della pinzillacchera vacuità assoluta: Fabrizio Frizzi. Tra una flebo alle 21,30 e tre compresse da ingurgitare, abbiamo aperto i nostri occhi oltre il cancello, per sprofondare in un mondo dove tutto è “ti amo papi” o pianti improvvisi e difficilmente interrompibili. Insomma il classico pugno di mosche, in bocca. Non avendo mai visto Miss Italia, io e Gabri, disfatti e stesi nei nostri due rispettivi lettucci, non potevamo immaginare che lo straziante sconquasso potesse raggiungere tali gargantuesche dimensioni di assenza. Può esistere una manifestazione dove un conduttore, per ore, ripete: “numero 53, sei dentro” oppure “numero 104, sei fuori”? Noi due rimaniamo dentro.




MatronaoPatrona? 
Il ricordo ora è affannoso, ma la mia posta (5 euri) li ho puntati su una biondina con coccarda 78. Gabri adocchiò una mora del nord che toccò la vetta delle prime dieci per poi sentirsi dire da Frizzi: “Sei fuori”, con quella voce dal timbro tra il dispiaciuto e il melanconico. Nel frattempo un’infermiera mi cambia la sondina per mettermene una nuova, tenendo il braccio dritto per agevolare il cambio di tubicini e condotti, pensavo: ma ha ancora senso questo defilè di pertiche dall’anima lunga aspiranti magistrate, biologhe, attrici, chirurghe, cantanti, scienziate che cercano la celebrità a nome dei contribuenti Rai? Avvolte in tubino nero stile biancheria contenitiva, vanno ripetendo una alla volta: “Mio padre mi ha insegnato a non mollare mai, e io questo farò'", in ossequio ad Anna Tatangelo che, da giurata quale era, chiedeva sobrietà alle Miss, mentre Caterina Balivo si lasciava andare in uno strepitoso: “Vincerà una ragazza telegenica”, come dire: scusa, mi passi il sale? Anche Natasha Stefanenko si è lasciata andare in dichiarazioni frullate: “Sono giovani, tenaci e sono soprattutto studentesse. E’ giusto coltivare i sogni che portano al mondo dello spettacolo, ma bisogna continuare a studiare”. AIUTO! Apocalisse mediatica! Patrizia Mirigliani, matrona della manifestazione, cioè, patrona perché al femminile non si può declinare, ricordava l'importanza dell’efficacia del "gioco di squadra per un’estetica sana”. Se qualcun@ ha capito qualcosa mi telefoni pure al 3419783926046725, sarò tutt’orecchi perché la mia ignoranza non mi permette di cogliere le sfumature allegoriche e le metafore subacque che la signora Mirigliani voleva suggerirci.
Miss Italia, B-side

Ipocrisia
made in Italy 
Per i paranoici dell’auditel, è interessante sapere che sia domenica che lunedì, Canale 5 ha battuta lo show più vecchio del mondo, con un filmettino e una fiction senza pretesa alcuna. Qualcuno penserà che in questi casi è facile sparare sulla Croce rossa, ma il fatto è che l’Italia di Miss Italia non ne può più e costa troppo, un costo che grava pesantemente sui badget Rai finanziati coi nostri soldi attraverso il canone da noi pagato. Da 4 decenni, si continua a riciclare un format che ormai appartiene all’era del paleolitico e che ogni anno viene fotocopiato e banalmente ripetuto. Nessuno saprà quantificare i danni che questa trasmissione ha provocato nei decenni, ma vi assicuro che sono tanti. Troppi! L’ipocrisia made in Italy rasenta il ridicolo con questo show politicamente corretto, coccolato come uno spettacolo da prima serata di sabato e domenica sera, ma appartenente ad un’altra era geologica. Per non passar da disfattista, faccio un esempio di attuale bella televisione condotta da Teresa Mannino su La7 intitolata “Se questa sera sono qui”, a mio avviso il mio programma più bello realizzato con duecento lire.  

L'Avatar di Frizzi
A Gabri, seppur tutto ammaccato, faceva ridere il linguaggio da adultolescente di Frizzi: “Quando parla, lo fa, come se fossimo tutti bambini cretini” mi dice con la flebo in vena. Ha ragione, ma l'interessato stesso, non può farci nulla, perché il vocabolario di Frizzi non supera le 300 parole: stupore, grazia, ora o mai più con risatona annessa. Di espressioni invece ne conosce due: una quando ride, l’altra quando è serio. I problemi nascono quando deve fare la faccia a metà tra l’allegro e il depresso, allora avviene un rimescolio di muscoli facciali che fanno del volto di Frizzi un Avatar.

Solo Giurato e
Casella 
Quando poi deve presentare, come da copione, la Patrona Patrizia Mirigliani, il suo volto assume connotati da orgasmo sudato. L’apogeo del kitsch, il trionfo della ripulsa, qualcosa che si presenta come un "cigno ma si avvede che è un rospo", è la chiusa amichevole di Gabri, anche se lui ha usato altre parole, leggermente un pò più hard. In questo effetto avverso a dispetto della sofferente umanità, solo una coppia come Luca Giurato e Giucas Casella avrebbe potuto, insieme, fare di peggio. Tra impacci e ceffoni involontari come quando Giurato fratturò una gamba alla Venier a Domenica In, s'inanellano spontaneamente gaffe memorabili. La narrazione di Frizzi è credibile quanto le testimonianze del comandante della Concordia Francesco Schettino o gli archivi storici del gobbo più famoso del bel Paese. Ma Frizzi, impegnato costantemente nella ricerca del congiuntivo perduto, non si lascia andare per così poco facendo sapere che lascerà la conduzione del programma. Si parla già di un volto nuovo, emergente, audace e fresco: Antonella Clerici. Peccato, era appena la 17esima edizione dello show presentata dal ragazzo della porta accanto, visto che per Frizzi tutte le Miss Italia “sono ragazze della porta accanto”, l’avrà ripetuto 10 volte. Fossi stato nel Cda della Rai avrei aspettato altri 20 anni. Che ingiustizie.
La Frizzi che avanza. Ad Antonella Clerici manca solo lo Zecchino d'oro
La     ragazza 



della porta    accanto
Dalla padella alla brace. Domande che sono più scontate delle risposte: “Cosa aspetti che ti regali il futuro?”, oppure “Sei più attaccata alla mamma o al papà?”. Nel caso che la Miss sia pugliese, state tranquilli che le cime di rapa saranno l’argomento principale del dialogo della durata di un paio di minuti, che in primo piano in tv sono un’eternità e il rischio di diventare penosi è lì dietro l’occhio della telecamera. Se invece la concorrente è domiciliata a Genova, il pesto la farà da padrona, se invece è di Lugo di Romagna allora la piada incomberà. Quando ha presentato la presidente della giuria tecnica, Federica Pellegrini, gli ha detto che era benvenuta quattro volte, alla quinta è partito un “ma sei in splendida forma”. Pubblico a bocca aperta per il passaggio imprevedibile, “quasi shakespeariano”, del conduttore che ha saputo non arrivare a 5 volte nel ripete benvenuto ad un ospite. Del resto Frizzi è nato e cresciuto col marchio in fronte del ragazzo della porta accanto. Alla fine della serata infinita, l’avrà detto 10 volte: “col numero 28, Pinca Pallina, bella come la ragazza della porta accanto”. Peccato che abiti in una villa. Ora ha deciso di recidere il contratto con la Rai per Miss Italia. Poi vieni a sapere cose che stritolano i sacri pendenti. Ho sentito dire che i compensi del duro lavoro di direttore avrebbero un mensile sui  3omila euro. Noi invece abbiamo un motivo in più per pagare il canone felici e imbranati. Piacere, mi chiamo Tafazzi.
Il sogno del mio amico Gabri dopo aver visto Miss Italia

Buona notte Gabri
Mi volto e Gabri dorme. Ha la faccia rilassata e la flebo finita. Suono per chiamare l’infermiera, alla quale rivolgo un saluto. Spengo la luce pensando che forse bisognerebbe spiegare che il destino di molte ragazze non è solo essere belle, avere gli occhioni bluette, fare le veline, troniste o partecipare al Grande Fratello come sgallettata. Buona notte Gabri. 

sabato 1 settembre 2012

Carlo Maria Martini, il giusto

Conversazioni notturne a Gerusalemme

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(Sul rischio della fede)

Carlo Maria Martini
di Matteo Tassinari

Una signora di Vienna con cui sono in contatto da molti anni, sostiene da lungo tempo l''opera sociale di padre Georg Sporschill a favore dei bambini di strada in Romania e in Moldavia e mi raccontava sempre di lui. Quando ho saputo che padre Georg veniva a Gerusalemme, sono stato contento. Avevo molto sentito parlare della sua attività di padre spirituale dei giovani e volevo conoscere meglio lui e il suo lavoro. Avevo letto un testo di cui era stato curatore, stimolando i giovani ad esprimere le loro domande in una lettera indirizzata al teologo Karl Rahner, aveva realizzato un libro molto interessante. Nonostante io sia un tipo mattiniero, a Gerusalemme parlavamo spesso fino a tarda notte dei giovani di oggi. Ci siamo avvicinati ai sogni. Di notte le idee nascono più facilmente che nella razionalità del giorno. Quali sono le aspettative della gioventù? E cosa si aspetta dalla gioventù il mondo? Questo episodio della mia infanzia mi sembra una metafora della mia vita. Ho trascurato più di un'ispirazione del Signore o non vi ho prestato la dovuta attenzione. Ciò nonostante il papa e i miei superiori gesuiti mi nominarono rettore del Pontificio istituto biblico a Roma. Inoltre i gesuiti non dovrebbero diventare vescovi, e tanto meno un gesuita di Torino a Milano. Tuttavia il papa mi chiamò ad essere arcivescovo, e proprio in quest'ultima città. Riprendendo il motto sapienziale che sta nella conclusione del libro del Siracide, potrei dire: "Poco faticai e trovai per me grande pace". (cfr. Sir 51,27).












Un mondo difficile richiede il suo impegno. Da quelle conversazioni notturne a Gerusalemme è nato questo piccolo libro. La parte più importante sono le domande dei ragazzi. Sono ancora interessati, oggi, a criticare la Chiesa?, noi, chi governa, l'establishment? Oppure si allontanano in silenzio? Io sono convinto che là dove esistono conflitti arde la fiamma, lo Spirito santo è all'opera. L'ho sempre sentito nell'incontro con molti giovani. Tutto è dono. Quando ero bambino, a quattro o cinque anni, si fece sulla spiaggia un concorso di bellezza e mia madre mi ci portò. Ad un comando dovevamo iniziare a correre. Veniva valutata non solo la bellezza, ma anche l'agilità. Io non udì la chiamata del direttore e rimasi fermo al mio posto. 
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                               Dio è grazia


Una Chiesa povera e aperta a tutti


"La vita mi ha mostrato che Dio è buono e fa molto di più di quanto potremmo aspettarci. Egli non smette mai d'invitarci a collaborare per costruire un mondo più pacifico. Il libretto che vi consegneremo è scritto a quattro mani. Sono pensieri cari ad entrambi, ispirati da molte conversazioni con i giovani. Con loro abbiamo vissuto una Chiesa aperta. Essi lottano contro l'ingiustizia e vogliono imparare l'amore. Danno speranza a un mondo difficile".

(Gerusalemme, novembre 2007, cardinale Carlo Maria Martini)

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"Ignoro
il cicaleccio"


Carlo Maria Martini, è stato arcivescovo di Milano, la diocesi più grande del mondo, dal 1980 al 2002. Ha assunto questa responsabilità per la stessa durata del cardinale Ambrogio, il vescovo che nel IV secolo portò la pace nella medesima diocesi. Per anni il cardinale Martini è stato considerato papabilis, ossia candidato alla successione del papa. Il fatto che soffrisse di Parkison può avere rappresentato un impedimento. In Italia i mezzi di comunicazione hanno spesso strumentalizzato di questo coraggioso alto prelato come un antipapa a causa della sua mentalità aperta anche ai non credenti. Il cardinale si limitava a sorridere, quando gli si ricordavano queste cose e diceva: "Sono, semmai, un ante-papa, un precursore e preparatore per il santo Padre". L'arcivescovo Martini ebbe molti contatti, come ricorda monsignor Cortesi anche lui gesuita e cappellano del penitenziario minorile di Nisida (Napoli). Durante le visite a San Vittore e Opera parlava con i detenuti, li stimolava alla conversione. Poi la prospettica "Cattedra dei non credenti" e visioni profetiche che possono sfuggire solo a chi ha il paraocchi oppure non è cristiano nel cuore. Ignoro, volutamente, tutto il cicaleccio riguardo i detrattori di quest'uomo, che l'hanno sempre discusso, ma in quanti porporati si sono rifatti a lui, quanto magistero, il più cristiano. Le critiche, mai come in questo caso, sono il prezzo che un grande uomo deve pagare in quanto tale. Rimarrà tutto. State tranquilli.
Cosa vuol dire
“rischio della fede”?
L'espressione, Martini, non la definisce e allora – per intenderla – io ho segnato tutte le volte che nel libro ricorre la parola rischio. Ringrazio Dio per la libertà, con tutto il rischio che comporta. Il rischio della fede si basa sul rischio della libertà". E il cardinale sa e con lui ogni genitore come (negli ultimi decenni) nella società e anche nella Chiesa sia emersa una sconsiderata libertà. Ci sono dunque pericoli e c’è un rischio serio, ma non c’è altra via per la fede: essa va giocata in questa condizione umana. Il rischio della libertà è il rischio di perdersi nella libertà. Ma nel libro c’è anche il concetto di rischio come costo umano della fede: la fede è un salto e tu lo fai e nulla ti assicura del risultato. A pagina 32 c’è una profonda riflessione sul celibato inteso come un rischio. Egli dice che i sacerdoti e i religiosi scelgono di restare celibi per “seguire Gesù nel suo celibato”, cioè per “essere completamente liberi di servire Dio” e in tal modo “rischiano la vita per amor suo”. Se imparassimo a seguire i contesti delle parole, allora, dopo aver letto queste parole di Carlo Maria Martini, lo spirito sarà immediatamente più leggero.

 Tu, dolce premio
dei marginali
Ora, essendo malato terminale di Aids e positivo al virus dell'Epatite C con fegato compromesso, da lunedì sarò ricoverato al reparto infettivi della mia città per un pò di giorni. Per cui mi rivolgo a chi mi ha seguito in questo spazio di silicio e m'ha voluto bene e anche a chi non me ne ha voluto, spero di ritornare prima possibile. Anche se questa volta, l'ennesimo ricovero in 33 anni, è più dura di altre volte. Ma per il mondo non è certo questo un problema. Semmai il problema, inteso come confronto, ora è solo fra me e Gesù, fra il nulla che sono e il tutto che è Lui.

 Essere audaci    nella 

preghiera

Termino tornando con la mia presentazione al cuore del messaggio che ci viene dal cardinale: “Il rapporto con Gesù, che può crescere in ogni cosa, è per me la più profonda fonte di senso, di gioia di vivere”. Alla domanda su che cosa chiederebbe a Gesù se ne avesse la possibilità, Martini risponde con mite audacia: “Gli chiederei se in punto di morte mi verrà a prendere, se mi accoglierà. In quei momenti difficili, nel distacco o in punto di morte, lo pregherei di inviarmi gli angeli, santi o amici che mi tengano la mano e mi aiutino a superare la mia paura”. Questo il suo invito alla preghiera audace: “Con Dio possiamo anche lottare come Giacobbe, dubitare e combattere come Giobbe, piangere come Gesù e le sue amiche Marta e Maria. Anche queste sono vie che conducono a Dio”. Infine l’audacia è tutta giocata, di nuovo e sempre, in vista della propria morte e si fa audacia della fiducia, o dell’abbandono: “Io parto dal principio che Dio non pretenda troppo da me: sa cosa possiamo sopportare. Forse in punto di morte qualcuno mi terrà la mano. Mi auguro di riuscire a pregare”.
Chissà se in punto di morte

Qualcuno mi terrà la mano
"E mi sono riappacificato con l'idea di morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremo mai a fare un atto di piena fiducia. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre un'uscita di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio". 
Cardinale Carlo Maria Martini